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Ciao Giacomino, addio capitano

di Franco BOVAIO – Ciao Giacomino, te ne sei andato anche tu, che sei stato uno dei grandissimi campioni della storia giallorossa, uno dei nostri immensi capitani. Tu che con  quella fascia al braccio hai alzato al cielo la Coppa delle Fiere nel 1961; tu che sei stato per tantissimo tempo il recordman di presenze in giallorosso con 318 gare di campionato. Poi è arrivato il ciclone Totti a spazzare via quasi tutti i record precedenti per farli suoi, compreso questo delle presenze, che dicesti di passargli con tutto il cuore e l’ammirazione che avevi per lui.

Tu che giocavi da libero nell’epoca del catenaccio, in cui i difensori centrali si chiamavano così oppure stopper. E tu, piccoletto ma tosto e agile come eri, te ne stavi staccato in difesa dietro a tutti pronto ad andare a chiudere su ogni avversario che avesse saltato i tuoi compagni per proteggere il portiere, che spesso era l’altissimo Cudicini, con cui formavi l’articolo “il”, tanto era alto lui, quanto eri un po’ più basso te.

Dopo quel gol che segnasti alla Sampdoria da zoppo fosti soprannominato “Core de Roma”, perché nonostante l’infortunio che ti impediva di correre ti piazzasti all’ala pur di non lasciare la squadra in dieci. Come si faceva a quei tempi, nei quali le sostituzioni non erano previste.

Nonostante facessi il difensore, eri così corretto al punto di finire la carriera con una sola ammonizione, peraltro rimediata nell’ultima partita che hai giocato in giallorosso, a Verona, dove la tua Roma perse per 2-0. Helenio Herrera pensò che era arrivata l’ora di sostituirti con il più giovane Santarini e ti mise fuori squadra. E tu, che avevi solo 33 anni e che eri stato sempre titolare e capitano, decidesti che era arrivata l’ora di smetterla col calcio, perché non ti vedevi proprio a giocare con un’altra squadra e un’altra maglia. La Roma era nel tuo cuore proprio come tu eri in quello dei romanisti. All’inizio giocavi terzino di fascia, poi, quando ti trasformasti in libero, diventasti uno dei più forti centrali del nostro campionato.

Addio capitano, ciao Giacomino. E scusami se in questo ricordo che ho scritto su di te mi sono permesso di darti quel “tu” che quando ci parlavamo non sono mai riuscito ad usare per il rispetto che avevo per te, anche se mi dicevi sempre di usarlo.

Stavolta sono riuscito a darti del tu perché avendoti conosciuto e sapendo che bella persona che eri ti ho voluto salutare come avrei fatto con un fratello maggiore. Quello che, in fondo, sei stato per tutti noi romanisti che siamo cresciuti nel tuo mito.