Un amore folle. La città si scopre orfana
(CORRIERE DELLA SERA) Soli. Di botto. Con una voce che nel lento risveglio romano rotola in città, nei bar, rimbalza sul web, diffusa dalle radio. Un trauma. Tifosi romanisti increduli. Poi lo sgomento si trasforma in straziante amarezza. Mourinho va via com’era arrivato: un soffio impossibile. Un amore folle e imprevisto. Interrotto brutalmente proprio da chi l’aveva acceso. Una coppia di americani, padre e figlio, Dan e Ryan Friedkin. I padroni. (…)
Tutto questo è strano? È logico? Però è successo. E questo resta. In verità restano anche due finali europee consecutive: quella vinta a Tirana in Conference League e festeggiata — per struggente disabitudine a qualsiasi vittoria — come una Champions, con il giro d’onore sul pullman scoperto, le foto sotto al Colosseo, i balli fino all’alba, e quella persa, in Europa League, a Budapest, indirizzata da un arbitro sciagurato. Certo la sensazione è che l’aspetto sportivo, per lunghi tratti, fosse comunque diventato un dettaglio: i romanisti più che per le azioni da gol (mai troppo belle, ma il calcio di Mou non è mai stato spettacolare), si sono entusiasmati per quella luce che brilla dentro gli occhi dello sciamano. (…)
C’era troppo Mourinho ovunque. Dentro e fuori Trigoria. Dove fa sapere che se Dybala non fosse di seta, giocherebbe a Madrid o a Parigi. E che se comunque alla fine è venuto, è soltanto grazie a una sua telefonata. Come pure Lukaku (arrivato a campionato iniziato). Invece Shomurodov e Sanches sono alcune delle felici, diciamo così, intuizioni di Tiago Pinto. (…) Questa è la storia di un miraggio. E di un popolo che, improvvisamente, si ritrova destinato alla provvisorietà. I Friedkin, licenziando il tecnico portoghese, sanno di averla fatta grossa e, senza scrupoli, giocano la carta del populismo più banale: chiamano Daniele De Rossi. Che accetta (e dove abbia trovato il coraggio di accettare un simile incarico, francamente resta — per ora — un mistero).