STORIE GIALLOROSSE… Azmoun: l’uomo delle rimonte
di Franco BOVAIO – Il “principe iraniano” ha colpito ancora. Anche contro la Cremonese Mourinho lo ha mandato in campo nell’ultima mezzora (al 67°) e con la Roma in svantaggio e lui ha contribuito in modo determinante alla rimonta giallorossa, fornendo un assist meraviglioso a Lukaku per il gol dell’1-1. Azmoun, dunque, sembra destinato a passare alla storia della Roma come “l’uomo delle rimonte” nell’ultima parte della gara, perché molte di quelle che i giallorossi hanno compiuto finora sono arrivate dopo il suo ingresso in campo.
Così è stato contro il Monza (quando è entrato al 63° per Belotti sullo 0-0 e ha colpito pure il palo), contro il Lecce (dentro al 73° per Aouar sullo 0-1 e in gol per il momentaneo pareggio), contro l’Udinese (dentro al 63° per Pellegrini sull’1-1), contro il Sassuolo (dentro al 1° del secondo tempo per Bove sull’1-0 per loro) e contro il Napoli (dentro al 71° per Belotti sullo 0-0). Solo per restare al campionato. Negli ultimi tempi il suo ingresso a gara in corso non ha portato frutti contro la Fiorentina, quando è entrato al 24°, per l’infortunato Dybala e poi è stato sostituito al 61° da El Shaarawy; contro il Bologna (dentro al 63° per Llorente) e la Juventus (dentro all’80° per Zalewski). Ma di fronte a tutti gli altri ribaltamenti di punteggio avvenuti dopo il suo apparire in campo che abbiamo citato queste sono “quisquilie”, “pinzellacchere”, come avrebbe detto il grande Totò. Perché Azmoun si merita già l’aggettivo di “decisivo” per quanto ha fatto. E peccato che la prossima settimana dovrà partire per la Coppa d’Asia per andare a difendere i colori di quell’Iran nel quale, in passato, è stato uno dei pochi ad avere il coraggio di difendere i diritti delle donne con gesti simbolici e concreti, che ce lo avevano reso simpatico già prima che arrivasse alla Roma.
Come un vero principe Azmoun arriva sempre in soccorso di chi ha bisogno. Siano esse le donne del suo Paese (e questa è la cosa più importante e difficile che fa nella sua vita e che merita un grande rispetto da parte di tutti noi), sia quella Roma (che è declinata al femminile anche lei) che tutti amiamo e che lui ha imparato ad amare in questi mesi che ha trascorso nella Capitale indossando la maglia della squadra giusta, perché è quella che ne porta fieramente il nome e i colori. Per questo ci piace chiamarlo “il principe iraniano”.