ROMA-NAPOLI. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Kristensen e Bove dal 1’: le scelte di Mourinho sono per una Roma da battaglia, che possa sostenere fisicamente il match.
Panchina per un da tempo spento Spinazzola e per un Pellegrini alla ricerca del miglior se stesso.
Bove è imprescindibile, anche perché Renato Sanches – per non farsi mancare nulla – ieri non va nemmeno in panchina a causa dell’influenza.
Ecco quindi che il giovane centrocampista romano recupera palloni e riparte, sfiora il goal con un tiro dalla distanza, potrebbe segnare dopo una sontuosa giocata di Belotti: lì, dove avrebbe dovuto essere Renato Sanches.
Il Napoli è lontano parente non solo, ovviamente, di quello dello scorso anno ma anche di quello di due stagioni fa: solo Osimhen si mantiene su livelli impressionanti, pur non calciando mai in porta.
Merito di una prova maiuscola della difesa tutta, con Llorente che non lascia praticamente mai spazio al nigeriano, giocando forse la miglior partita dal suo arrivo a Roma.
Stesso discorso per uno Ndicka attento e protagonista anche del goal che chiude la partita e per Mancini, alla duecentesima in maglia giallorossa.
Il capitano di serata non si allena e gestisce la pubalgia: un’abnegazione decisiva in campo e celebrata in Curva Sud da uno striscione.
Cristante appannato ma sempre utile; Paredes il consueto “vorrei ma non posso”: eppure, quando apre due volte il gioco, lo fa con grande qualità e ci si domanda perché non lo riproponga con costanza nelle partite.
Zalewski è volitivo ma sbaglia cross e scelte: involontariamente, la migliore diviene il fallo tattico per fermare la ripartenza di Politano, che con un’assurda ingenuità spacca la partita definitivamente.
Basta guardare il capitano Di Lorenzo: non se la prende con Colombo – gestione falli e cartellini imbarazzante – ma si rivolge in malo modo al proprio compagno, consapevole della follia che ha appena fatto.
Fuori gli ammoniti – non si sa mai cosa possa combinare Colombo… – dentro El Shaarawy, Azmoun e Pellegrini, prima di Celik.
Proprio il turco trova una – da lui inattesa –
giocata offensiva, con il cross che dà il La al goal di Pellegrini.
Che è un grandissimo goal: se non hai qualità, forse non la pensi nemmeno quella girata: o, se lo fai, magari la lisci o la mandi in curva.
Osimhen conclude anzitempo la sua partita con il consueto nervosismo, unico attuale limite di un grandissimo attaccante.
Con due uomini di vantaggio bisogna far girare palla e trovare il secondo: anche perché, chi ha buona memoria, ricorda un Napoli con lo scudetto sul petto trovare il pareggio a Roma proprio in 9 contro 11.
Rimasti praticamente in otto, gli ospiti cercano un ultimo assalto risolto da Ndicka: ripartenza e rete del punto esclamativo firmata Lukaku.
C’è tempo per pensare alla storicamente difficile trasferta di Torino: godiamoci nel frattempo questo Natale. Tanti auguri a tutti!