ROMA-NAPOLI. Mi ritorni in mente…
31-12-1988, Roma-Napoli 1-0… Le profezie del Barone e la Roma del Tedesco.
Nato sotto il segno della Bilancia, come amava ripetere, Nils Liedholm è stata una di quelle rare persone che certe cose non le indovinava ma le prevedeva. E in quel Roma – Napoli del 1988, ispirato forse dalla strana congiunzione astrale che portò il campionato a scendere in campo nell’ultimo giorno dell’anno solare, diede ancora una volta il meglio di sé.
Il Barone – alla sua terza in giallorosso e dopo un ottimo terzo posto alla guida una squadra decisamente modesta al pari della prima annata del suo numero 9, Rudolf detto Rudi Völler – in quella stagione si trovava a navigare in acque agitate, nonostante una campagna acquisti volta a rilanciare le ambizioni dei capitolini. Nelle prime uscite stagionali lo stadio Olimpico, ridotto in macerie grazie ai Mondiali 1990, era stato il teatro di una squadra in grande difficoltà nella quale latitavano i colpi estivi; a cominciare dalla coppia brasiliana composta da Renato Portaluppi ed Andrade da Silva, oltre a mister 10 miliardi Ruggiero Rizzitelli. I primi due incapaci di scrollarsi da dosso la sabbia di Ipanema ed il terzo quella che ai tempi era ritenuta una pesante etichetta. Non meno pesanti quelle affibiate al centravanti di Hanau: un po’ rotto e un po’ bidone si diceva.
Mancanza di gioco e di risultati che portarono il Mister, a seguito della sconfitta interna contro il Torino di fine novembre, a presentare al presidente Viola le proprie dimissioni, dopo aver difeso pubblicamente il gruppo a cominciare proprio dal centravanti. L’Ingegnere, da parte sua, confermò la fiducia al tecnico come al calciatore, pretendendo un chiarimento interno tra le mura di Trigoria. Un confronto fruttuoso a giudicare dalle tre vittorie successive. Alla quarta era di scena all’Olimpico, o in ciò che ne restava, il Napoli di Maradona e Careca, lanciato alla rincorsa dell’Inter capolista. Un ostacolo più che ostico sulla via di un felice capodanno, come venne fatto notare a Liedholm nel prepartita. La domanda sibillina meritava una risposta di pari livello che naturalmente non si fece attendere: “Credo che la Roma segnerà l’ultimo gol dell’anno”. La rotta era tracciata ma il porto rimaneva sconosciuto.
Contro i talentuosi sudamericani di Ottavio Bianchi il Barone schierò una Roma operaia e decisamente continentale, una squadra a diversi fusi orari da quella condotta al secondo scudetto ma che ne conservava lo spirito e l’orgoglio.
A circa 6 ore dall’orario fissato per l’inizio del cenone di fine anno l’arbitro Agnolin dava il via all’incontro; 41 minuti dopo, invece, si dimenticava di fischiare un rigore solare su Giannini falciato clamorosamente in area. In mezzo e dopo solo tanta Roma, una squadra fatta di sostanza in mezzo al campo e Rudi Voeller a fare reparto da solo in avanti. Abbastanza per surriscaldare l’atmosfera ma non per superare il portiere Giuliani graziato due volte da Desideri, a cui mancarono potenza e precisione, Policano e Collovati, a quali difettò solo la seconda. Fu la fortuna invece a mancare all’attaccante della Germania dell’Ovest, il cui colpo di testa a fine primo tempo scheggiò la traversa e una conclusione nella ripresa fu respinta da Renica.
Il tedesco che ancora non volava, fino a quella partita, aveva segnato solo 3 delle 68 reti che lo hanno portato nel cuore della gente romanista. Ma una profezia, a certe latitudini, equivale a una sentenza e così quando ormai il pareggio sembrava inevitabile, a 3 minuti dal termine, Giannini in versione playmaker appoggia sulla trequarti per Massaro che a sua volta allarga a Tonino Tempestilli. Il “Cicoria” arriva sul fondo e la mette al centro. Troppo in alto vola Rudi per la difesa ospite, troppo forte esce quella palla dalla sua fronte per dare scampo al portiere avversario. Inutile di lì in poi guardare il tabellone (infatti non c’era) o sentire la radio: è della Roma la vittoria come l’ultimo gol dell’anno.
Prima di rientrare nella sua Cuccaro per consultar le stelle e festeggiare con i suoi cari, il tecnico svedese così commentò la prodezza del suo attaccante: “Potrà diventare come Pruzzo e Manfredini. Ha tutti i numeri per poterli imitare perché ha grinta e coraggio”. Più che un’ulteriore profezia un vero e proprio passaggio di testimone da una Roma a un’altra. Una squadra sicuramente meno vincente ma di certo non meno nobile, nata dalle macerie dell’Olimpico, forgiata nel catino del Flaminio e tornata a volare in Italia ed Europa nel suo stadio e di fronte alla sua curva. Sempre nel nome di Rudi, un campione (del mondo) ed un uomo che a quella Roma donò molto più della sua immensa classe rendendola indimenticabile, appunto, per grinta e coraggio.
TABELLINO
ROMA :Tancredi, Tempestilli, Nela, Manfredonia, Oddi, Collovati, Policano, Desideri, Voeller, Giannini, Massaro. All: Liedholm
A disp: Peruzzi, Ferrario, Andrade, Conti, Rizzitelli.
NAPOLI: Giuliani, Ferrara, Francini (19′ Carannante), Fusi, Corradini, Renica, Crippa, De Napoli, Careca (82′ Filardi), Maradona, Carnevale. All: Bianchi
Arbitro: Agnolin
Reti: 87′ Voeller
Ammoniti: Tempestilli, Carnevale
Angoli: 5-1 per la Roma
Spettatori presenti: 39.288