STORIA DI IERI di Diego AngelinoCAMPIONATOTOP

ROMA-FIORENTINA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Alla fine, non può che essere un punto guadagnato: se la Roma, col Sassuolo, ha saputo sfruttare la superiorità numerica, non altrettanto è riuscito alla Fiorentina, cui per vincere non è bastato il doppio uomo di vantaggio.

Questo anche, se non soprattutto, grazie a una squadra di Mourinho cui tutto si può dire, tranne che non sappia compattarsi, lottare e soffrire.

Una difesa quasi eroica del fortino, con 10′ finali di grande stadio a supportare i 9 rimasti sul terreno di gioco. Nota di merito per un reattivo Rui Patricio.

Pronti, via e goal: triangolo esaltato dall’esterno di Dybala e Lukaku è una sentenza.

Si potrebbe chiudere il conto già al 14′: Zalewski va via bene e mette ottimamente al centro per Dybala, il quale purtroppo permette a Italiano di parlare di grande Fiorentina colpendo male, forse tradito dal terreno.

Sembra stare finalmente bene, l’argentino, tanto da essere generosissimo anche nei ripiegamenti difensivi: su uno di questi – fallo su Arthur non segnalato dal pessimo Rapuano – si fa male e deve uscire: 21′ e cambia lo spartito del match.

Mourinho lo ha detto non molte settimane fa: Dybala non ha solo un enorme peso tecnico ma anche personalità, che influisce sui compagni.

I quali, una volta uscito l’argentino, faticano a trovare un punto di riferimento, un aiuto indispensabile per alleggerire la manovra e ripartire.

La Fiorentina pressa a tutto campo e mette in evidenza i limiti tecnici di tanti romanisti, atavico problema spesso sottaciuto dai detrattori di Mourinho.

Il quale, per me a ragione, ha sovente sottolineato la qualità (e l’integrità) della rosa Viola: andatevi a confrontare i nomi delle due panchine di ieri sera…

La disparità di giudizio: è questo che salta all’occhio – e incide sul match – nella direzione di Rapuano.

Inaccettabili le mancate ammonizioni alla Fiorentina nel primo tempo e l’assenza di una chiamata VAR per l’entrata di Kouame su Zalewski.

A proposito del polacco: grave ingenuità la sua; con la Roma in vantaggio, a 40 metri dalla porta, a difesa schierata…

“Perché non è stato tolto prima?”, si domandano in molti; perché la Roma aveva già bruciato due “slot” per gli infortuni di Dybala e Azmoun e perché Spinazzola era in panchina ma non disponibile per un problema muscolare.

Non si riesce a fare una formazione o una scelta che non sia orientata dagli infortuni, quasi sempre con protagonisti i soliti calciatori.

Pellegrini: esce tra i fischi dopo l’ennesima prova incolore e con diverse imprecisioni tecniche. Indispensabile ritrovare se non il giocatore di due anni fa, una versione che gli vada molto vicino.

Il tempo stringe: la Roma ha bisogno che tutti gli interpreti che possiedono qualità la mettano al servizio della squadra.

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