SLAVIA PRAGA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Sconfitti, con la possibilità (concreta) di arrivare secondi, dovendo giocare comunque al meglio le ultime due del girone, rischiando lo stesso di dover fare lo spareggio con chi scende dalla Champions: peggio non si poteva fare.
Scriviamo a 24 ore dalla sconfitta di Praga e, ancora, la rabbia per quanto accaduto ieri non accenna a scemare.
Possibile non si riesca mai a percorrere la via più breve e semplice per ottenere un obiettivo alla portata?
Roma molle, quasi in modalità scampagnata nel primo tempo, con i padroni di casa, al contrario, super aggressivi e con licenza di picchiare concessa da un arbitro inadatto anche per un torneo parrocchiale.
Serve andare sotto per avere una scossa: Belotti potrebbe pareggiarla subito cambiando l’inerzia del match ma il suo sinistro non punge.
Mourinho è costretto a chiedere gli straordinari a Dybala, che cicca la sua occasione: la migliore condizione ancora stenta a tornare.
Non so se Bove, come detto dall’allenatore, sia l’unico che non meritasse di perdere: so però che gli errori – anche del giovane centrocampista – sono stati tanti.
Da Svilar – che poi si riscatta con una gran parata – a Celik, che si fa prendere dall’euforia di voler segante, passando per Llorente – guarda il suo uomo segnare l’1-0 – sono tante, troppe, le cose rivedibili.
Quello che non mi va giù non sono gli angoli non calciati o le zero occasioni della prima frazione: è la mancanza di consapevolezza del peso specifico della gara di ieri.
Tolta la rivalità cittadina, a Praga valeva dieci volte più del derby di domenica, che ovviamente uno spera sempre di vincere o, perlomeno, di non perdere.
L’unica piccola cosa buona è che si sia rientrati dalla Repubblica Ceca senza infortuni: una quasi rarità, che comunque non lenisce il fastidio per una sconfitta veramente grave.