LAZIO-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Paragonare il derby di ieri a quelli dei primi anni ’90 è per me fuori luogo. Entrambe potevano vincere: la Lazio ha trovato il palo e Rui Patricio; la Roma la non attitudine al goal di Karsdorp e un Dybala che – per il ginocchio? – non calcia in porta quando avrebbe dovuto.
Derby identico agli ultimi due: solo che non c’è stata la variabile Ibanez. Ciò detto, visto anche il momento della stagione, meglio il rimpianto di non averlo vinto che il rischio di perderlo alla fine.
Perché la Roma è entrata bene in campo e ha cercato subito di segnare: Spinazzola vivace, Karsdorp quasi sempre libero ma non in grado di offendere come avrebbe potuto.
E Dybala, come detto, che perde il tempo per non tirare; anche nella ripresa, cerca l’assist per uno stoico Bove (secondo solo a Cristante come livello di prestazione) piuttosto che provare a trafiggere Provedel.
Primi 15’ appannaggio romanista, poi l’ammonizione di Mancini: da lì la Lazio prende campo e trova le occasioni migliori; per fortuna, stavolta, Rui Patricio c’è.
Mancini ammonito (e diffidato) giallo anche per Ndicka nella prima mezz’ora: entrambe le decisioni non possono che pesare sul prosieguo della gara.
Eppure la Roma riparte bene nella ripresa, quando prende possesso della gara e allo stadio si inizia ad annusare la possibilità del colpaccio.
Perché Mourinho aspetta l’81’ per i cambi? Perché Aouar è un trequartista che fa la mezzala, Pellegrini aveva un allenamento nelle gambe e Renato Sanches… sto ancora imprecando per la palla persa quasi a ridosso dell’area romanista.
Avrei voluto, come molti, Azmoun prima in campo: Mou si giustifica – e lo capisco – con il peso, anche psicologico, che Dybala rappresenta per i compagni.
Male Paredes, mai coraggioso nell’’azzardare qualcosa in più del passaggio a pochi metri; e dire che Karsdorp era spesso e volentieri libero e in attesa di un lancio.
Bene Llorente, che però commette un errore (consueto) anche ieri. Stavolta regalando palla a Pedro, con un rasoterra privo di senso sul quale, per fortuna, va a recuperare.
Ci sarebbe da parlare delle sceneggiate di Immobile, salvato dal secondo giallo; di Pedro, che come molti giocatori scaricati dalla Roma ha il dente avvelenato; degli ululati laziali a Ndicka e Lukaku.
Andiamo avanti, pensando a noi: chissà se, prima o poi, avremo modo di vedere Pellegrini, Renato Sanches e Smalling tutti insieme, magari con Dybala (quasi) al meglio.