ROMA-SLAVIA PRAGA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – 17’ per chiudere la pratica: una Roma senza nove (!) effettivi indirizza un girone giocato – anche – contro lo “slot” orario in cui deve scendere in campo dopo l’Europa.
Nemmeno il tempo di iniziare, che El Shaarawy ruba palla a Holes, servendo Bove: destro a giro e goal da applausi, contro un avversario costretto subito a una partita di rincorsa.
Torna Llorente, modalità libero dei bei tempi: siamo aggrappati allo spagnolo, non avendo idea – Mourinho lo ha ribadito – di quando tornerà Smalling.
Qualche passo avanti di Ndicka, ancora troppo timido: eppure avrebbe anche il piede non maleducato. È pur vero che l’unica concreta occasione dello Slavia nasce anche da un tunnel che subisce.
Celik si propone, Zalewski – dopo tempo – azzecca sempre la scelta, Aouar fa fatica, Svilar è reattivo e pure fortunato, quando esce dall’area: ogni tanto meglio un’uscita un po’ rischiosa che restare sempre inchiodati sulla linea di porta.
Poi c’è Lukaku, che è un capitolo a parte: il goal è già nel movimento che fa, favorendo l’assist del solito, brillante, El Shaarawy.
Quando riceve il pallone, niente fronzoli, niente tocchi superflui: solo una botta sotto la traversa per far esultare l’Olimpico, nelle notti europee protagonista di un ruggito unico e inconfondibile.
Bove subisce un’entrataccia: anche per questo e per il giallo rimediato, all’intervallo lascia il posto a un Paredes cui non si riesce a risparmiare l’intera partita.
Cristante gioca la solita gara “piena” sfiorando pure il goal: il pallonetto – assist di El Shaarawy, tanto per cambiare – non è abbastanza efficace ma nulla toglie alla prestazione. Da Mourinho in giù, tutti terrorizzati quando lo abbiamo visto accasciarsi a terra – per fortuna solo una ginocchiata sulla coscia – nel finale.
Il portoghese è sempre psicologo: prima, fuori, insieme per prendere l’applauso, Zalewski ed El Shaarawy, dopo giorni complicati (e con Spinazzola in difficoltà fisica); poi, dentro Cherubini, con Mou che cita San Basilio, dimostrandosi profondo conoscitore di ogni singolo dettaglio.
Ora la proibitiva trasferta di Milano: non è dal risultato milanese che va giudicata una Roma quasi mai in grado di poter scendere in campo con la “formazione-tipo”.