ROMA-SERVETTE. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Indirizzare il girone, dove è necessario abbreviare la strada ed evitare sorprese. Missione compiuta, tra tante luci e alcune ombre.
Come il sonno iniziale che coinvolge Cristante e (soprattutto) Mancini e che rischia di far segnare il volenteroso Bedia.
Per fortuna l’avversario è relativo e in tanti, col passare dei minuti, iniziano ad offrire delle ottime prestazioni.
Come Belotti, in un grande periodo di forma al di là della bella idoppietta; come Celik, due assist nella sua miglior serata romanista.
Lì dietro c’è Svilar che, si dice, “non fa parate”: uscite alte e ottima reattività in quelle basse, possono al contrario ritenersi tali.
Paredes, quasi sempre libero di poter scegliere la giocata, prende condizione e lavora di qualità.
Lukaku colpisce ancora: quando hai un attaccante che ti garantisce d’iniziare 1-0, tutto diventa più semplice.
Le note dolenti: Aouar, una buona chiusura difensiva e poco più; il primo tempo di El Shaarawy, pieno di errori tecnici.
E poi Pellegrini, con 10’ che sono la fotografia della sua carriera: giocate sopraffine e fragilità muscolare che non permettono quasi mai la giusta continuità a un potenziale grande calciatore.
Quando c’è tempo per i giovani in campo, le cose sono girate nel verso giusto: in tema di vento, attenzione a non farsi sorprendere dalla “tramontana” Cagliari che aspetta la Roma domenica.