TORINO-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Il punto nelle prime tre partite è problematico anche perché assottiglia le possibilità di errore: un mezzo passo falso come quello di ieri, quindi, ha quasi il sapore di una sconfitta.
Per fortuna – ed è l’altra faccia del rammarico – a parte l’Inter (e in parte il Milan), che fa campionato a sé, tutte le pretendenti a un posto Champions denotano vari problemi.
Mourinho prova a sorprendere il Torino, con El Shaaraway a dar man forte a Dybala e Lukaku: volenteroso il Faraone; non in serata l’argentino; decisivo il belga, che piazza la terza zampata romanista.
È di certo il numero 90 la miglior nota della serata: con fisico e anche qualità monopolizza il peso dell’attacco romanista; un senso del goal lo scorso anno assente sia in Abraham che in Belotti.
Ma nella passata stagione, la Roma sapeva anche capitalizzare il poco che realizzava a fronte di quanto produceva: quest’anno sta invece subendo troppo, con uno Smalling assente che inizia a essere una seria preoccupazione.
Ieri goal incassato su situazione da fermo: N’Dicka si perde Zapata; Ilic mette il pallone perfettamente tra difensori e portiere. Però, se Rui Patricio si fosse posizionato tre-quattro passi più avanti…
Malino Kristensen; male Zalewski, tra l’altro in teoria in un ruolo a lui congeniale: perché non Bove dentro, una volta in vantaggio? A ognuno la propria spiegazione.
Vado controcorrente su Spinazzola, che a me non è dispiaciuto: vicino all’assist quando Cristante colpisce il palo, al goal quando prova a sorprendere Savic, più un un paio di ottimi recuperi. Lo abbiamo visto molto meno reattivo, in altre gare.
Mourinho ancora psicologo: a Tiraspol vince e bacchetta la squadra; ieri pareggia e si complimenta.
Giovedì trasferta molto insidiosa: ci aspettano il Genoa, Orsato e Mazzoleni al VAR. A buon intenditor…