DIVAGAZIONI ROMANISTETOP

Bove come Di Mauro (ma non facciamogli fare la stessa fine)

DIVAGAZIONI ROMANISTE Di Franco Bovaio – In questi giorni di calciomercato e voci più o meno fondate e fantasiose che si rincorrono vogliamo dire la nostra su Edoardo Bove, che riteniamo uno degli incedibili della Roma. Perché il ragazzo ha qualità, grinta, attaccamento alla maglia, senso di appartenenza al club per il quale tifa (ricordate le sue lacrime dopo la finale di Budapest identiche alle nostre) e tutto quello che serve per giocare (bene) nella Roma. Dunque la società non si faccia ammaliare dalle offerte o dagli scambi di mercato che potrebbero riguardarlo e lo tenga ben stretto. Perché se lo merita.

Altrimenti con lui si rischia di fare la fine che si fece quando venne ceduto Di Mauro, che i tifosi più attempati come noi ricorderanno bene e che Bove ci rammenta sia per il ruolo, che per il modo di stare in campo, che per le caratteristiche tecniche. Anche Fabrizio Di Mauro, del quale proprio oggi ricorre il compleanno, era uscito dalle giovanili giallorosse ed era stato lanciato definitivamente in prima squadra nell’anno del Flaminio da Gigi Radice, che gli fece giocare 28 partite su 34 perché credeva molto in lui, rinforzato nel carattere e nella maturazione dalle esperienze in prestito all’Arezzo in B e all’Avellino in A.

Dall’88 al ’91, insieme a Giannini e Desideri, formò un trio di centrocampo molto romano e romanista che piaceva alla gente, perché erano tutti figli della nostra città e di Trigoria. Anche Di Mauro, come Bove, giocò e perse una finale di Coppa UEFA (così si chiamava nella stagione 1990-91 l’Europa League). Ma poi vinse un altro trofeo (la Coppa Italia della stessa stagione) e perse la finale di Supercoppa contro la Sampdoria. Insomma, aveva tutti i crismi per essere considerato un grande romanista.

Ma nel calciomercato dell’estate 1992 la Roma dei “ciarrapichi” lo cedette alla Fiorentina per far cassa con i 7 miliardi di lire che questa pagò per averlo e la storia di Di Mauro in giallorosso finì lì. Con suo grande dispiacere, ovviamente, visto che si aspettava più riconoscenza e un diverso trattamento dal club nel quale era cresciuto. Come dimostrò dopo quel gol dell’1-1 che segnò a pochi minuti dalla fine nel derby del 24 ottobre 1993 andando a sfogare tutta la sua rabbia verso la Roma sotto la Curva Nord. Un gesto che possiamo comprendere, ma che non gli abbiamo mai perdonato. Alla Lazio era stato dato in prestito dalla Fiorentina in quell’unica stagione 1993-94, dopo un solo anno in viola (1992-93), perché in riva all’Arno non era più stato il bel centrocampista ammirato alla Roma, al punto di finire anche in nazionale.

Vi abbiamo raccontato la storia di Di Mauro perché lo rivediamo molto in Bove, ma non vogliamo assolutamente che quest’ultimo la ripeta per filo e per segno.

Bove è nato romanista e romanista deve restare. Qui crescerà bene e si affermerà come uno dei migliori centrocampisti italiani della sua generazione, senza il rischio di perdersi per strada come capitò a Di Mauro. Che finì addirittura a giocare un anno nella Lazio!