ROMA-INTER. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – La possibilità della sconfitta era elevata: troppe le assenze e i problemi della Roma contro la miglior rosa d’Italia, incredibilmente a distanza .
Eppure c’è rammarico perché, ancora una volta, la Roma mette in campo le caratteristiche del proprio allenatore, al di là degli interpreti.
Una squadra incerottata ma mai doma: semplicemente con Piacentini a calciare al posto di Camara, i giallorossi sarebbero forse riusciti a dare pepe pure al recupero finale.
Gioca Belotti, dopo un’infiltrazione: qualche sponda e angoli guadagnati ma 0 tiri, come
lo score tremendo del suo campionato.
Gioca ancora Bove, tra i migliori in campo nelle ultime tre partite, che sono forse lo scalino decisivo per un suo salto di qualità.
La gara ha l’equilibrio atteso che Spinazzola – con Zalewski e in parte Rui Patricio – decide di rompere: movimento incomprensibile del 37 per andare verso Darmian e corsia lasciata libera per Dumfries.
Che non è Maicon ma mette una bella palla tagliata che attraversa tutta l’area e viene sfruttata al meglio da Di Marco, dimenticato da Zalewski.
Posso prendermela più di tanto con il giovane polacco, che da un anno Mourinho deve utilizzare fuori ruolo per l’assenza di esterni, causa mercato e infortuni? O con lo stesso Spinazzola che, anche ieri, si massaggiava i muscoli (grazie ancora Chiffi per l’espulsione di Celik)?
Gli interisti entrano duro: nessun giallo. Lo fa Mancini: immediatamente ammonito. Era già provocatoria la designazione di Maresca, figuriamoci la direzione di gara. Due pesi e due misure per tutta la partita, più rigore che manca per fallo di Acerbi su Ibanez.
Abbiamo poi scoperto che si può calciare il pallone lontano, senza essere ammoniti (Barella), se la traiettoria del calcio tende a far uscire la sfera (anche se la giocata ostruisce la ripresa veloce del gioco): ce lo segniamo.
Nella ripresa la Roma effettua il massimo sforzo; guidata da un sontuoso Matic, arriva fino all’ingresso di Dybala: 15’ più recupero per provare a riprendere la gara.
Il tempo per l’argentino di guadagnare un corner che Ibanez decide di chiudere anzitempo la sfida, con l’ennesimo assist agli avversari che piccona il campionato della Roma.
Anche qui, uno oggi può prendersela fino a un certo punto col giocatore: perché Mourinho lo aveva messa da parte – appena avuta una mezza alternativa – e, la punizione peggiore, non puoi non metterlo in campo finché non rientrano Smalling e/o Llorente.
Va quindi sostenuto, almeno in questo mese che per i giallorossi è decisivo: se raggiungere l’Europa principale dal campionato è ormai quasi un miraggio, le doppia sfida col Leverkusen diventa il fulcro di tutto.
Mourinho come sempre, in ultimo, una goduria ai microfoni nel post partita, nella replica a Ulivieri: determinate puntualizzazioni e difese dei tesserati, però, andrebbero fatte prima da dirigenti e società.