FIORENTINA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Come analizzare la sconfitta di Firenze? Limitandosi a prendere gli aspetti positivi del match in vista della Finale; rimandando però a subito dopo il 31 una profonda analisi sulla questione arbitrale.
Perché, al di là dei demeriti romanisti, non è accettabile subire ogni settimana, da tempo, torti palesi come il fallo di Mandragora su Missori in occasione dell’1-1.
Il pensiero è piuttosto comune e a pensar male – diceva qualcuno – spesso ci si azzecca: la questione-Serra pesa sull’antipatia arbitrale verso Mourinho in maniera molto importante.
Dicevamo degli aspetti positivi di Firenze: Smalling, baluardo ritrovato; El Shaarawy, vivace e reattivo, oltre che goleador. Sono loro le note più liete di un primo tempo che la Roma dei convalescenti, delle riserve e dei giovani avrebbe dovuto concludere con un punteggio a favore ben più netto.
Solbakken un nuovo passo avanti – pur sbagliando un goal quasi a porta vuota – dopo due indietro; Belotti ci prova ma non segna nemmeno stavolta.
La delusione principale, però, resta Wijnaldum: liscia a tu per tu con Cerofolini; nella ripresa spreca malamente una ripartenza pericolosa. Ci resta (solo?) la speranza di una, almeno una, grande serata in tutta la stagione…
Secondo tempo dove i cambi e il pensiero alla finale non possono che farla da padrone: eppure, fin quasi alla fine, la Roma gestisce con una certa serenità.
Poi Ayroldi prima (figlio e nipote d’arte…) e nuovo infortunio – non paragonabile comunque ad altri – di Ibanez dopo, chiudono la contesa.
A corredo di un pomeriggio che sembrava poter dare una soddisfazione poi sfuggita, l’ammonizione che impedirà a Mourinho di sedersi (per l’ultima volta?) sulla panchina romanista.
Budapest: non serve aggiungere altro.