STORIA DI IERI di Diego AngelinoCAMPIONATOTOP

ROMA-MILAN. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

Sarebbe stato meglio lo 0-0: il pareggio giunto così – con una Roma rabberciata ed eroica, contro la semifinalista di Champions in formazione tipo – sa quasi di sconfitta. 

Al Destino non basta lasciare la Roma senza Smalling, Wijnaldum (più Llorente), con Dybala presente in panchina per puro onor di firma: decide di aggiungere anche la lesione al legamento crociato di Kumbulla e la costola fratturata di Belotti. 

Così la Roma, col difensore albanese fuori, deve riassestarsi: per fortuna entra un Bove in grande spolvero, che mancherà tanto in occasione del pareggio milanista. 

Kumbulla si fa male in uno scontro con Giroud: se il solito, rivedibile Orsato, avesse fischiato il gioco pericoloso di Bennacer proprio sul 24, un attimo prima, non sarebbe accaduto nulla.

Invece Cristante va a fare il centrale, cavandosela anche bene e immolandosi, quando il goffo intervento a vuoto di Ibanez lo costringe a fermare il lanciato De Ketelaere. 

Belotti per Pellegrini che non si coordina bene: si poteva fare di più. Così come quando Il capitano trova la porta ma Abraham, imbarazzante per 93’, fa lo stopper salvando il Milan. 

Bene Celik, che con l’aiuto di Bove – e quello sempre prezioso di Mancini – riesce a limitare Leao e a rendere sterili le avanzate di Hernandez, impegnato anche ieri, con alcune simulazioni, ad aumentare la sua nota simpatia.

Il terzino turco gioca finalmente una partita completa: attento in difesa; propositivo nel finale in attacco, con due ottimi palloni, di cui uno finalmente sfruttato da Abraham. 

Matíc, ammonito e già diffidato, gioca una partita di grande intelligenza: meno appariscente di altre ma evitando qualunque contrasto avrebbe potuto portare al secondo giallo.

Entra El Shaarawy, che appare ancora scarico dalla grande serata contro il Feyenoord: su una delle sortite di Spinazzola (bene in attacco; male in difesa) si allunga un pallone che poteva essere importante, come il successivo, dove si fa chiudere troppo facilmente da Thiaw. 

Le due punte rappresentano il problema principale della Roma: Belotti è bravo in fase di sponda ma spreca palloni di platino, come quello che Bove gli serve nel primo tempo; Abraham, dal canto suo, effettua sempre la scelta meno logica, regalando occasioni agli avversari, come quando offre una chance a Giroud su punizione, a pochi minuti dalla fine. 

Ibanez su Saelemaekers: da rosso? Come quello di Palomino su Dybala: quindi va bene così. Meno bene lo spintone che prende il brasiliano da De Ketelaere in occasione dell’1-1.

Suo pareggio, Camara (speravo non entrasse, data la lunga inattività) è fuori posizione e permette così a Leao di essere liberissimo di crossare. Falletto prima su Mancini e fallo su Ibanez non rilevati; Spinazzola – come nella precedente occasione di Saelemaekers – va a stringere in zona Cristante anziché guardare il suo uomo. Rui Patricio poteva di più, con un attaccante che calcia da solo dal limite dell’area piccola?

Finisce con una delusione enorme: col successo dell’Inter, tre squadre a quattro punti dal secondo posto e una, l’Atalanta, a 6.

Ma la Roma è ai minimi termini: chissà che da mercoledì, a Monza, Mourinho non decida che sia improcrastinabile la scelta della competizione su cui puntare.