ROMA-VERONA. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI
Ci mancava il virus di Abraham, dopo tutta una serie di defezioni che avevano già reso forzatamente inedito l’undici di partenza. Cautele e preservazioni muscolari in vista del Salisburgo, certo; come non essere d’accordo? Il fatto è che il Verona scende agguerrito e bisognoso di punti, per di più rimotivato rispetto alla situazione di classifica che gli scaligeri pativano rispetto a qualche settimana fa.
La Roma da parte sua, a maggior ragione dopo il risultato maturato a Bergamo – qualcuno si sarà accorto che contro il Lecce non è facile per nessuno, nemmeno in casa? – non può lasciare nulla per strada, in ottica quarto posto.
Alla lettura della distinta, la formazione è doppiamente sorprendente, perché Abraham alla fine c’è, mentre ai lati si rivedono Karsdorp e Spinazzola in un colpo solo, con Solbakken chiamato alla sua prima, vera prova.
Dura poco l’inglese, toccato duro in area, arriva Belotti. Primo tempo duro ed equilibrato, caratterizzato dalla densità veronese sulla mediana e dagli strappi di gran qualità di El Shaarawy nel pilotare i ribaltamenti di fronte.
Belotti entra con grande soglia agonistica, non a caso Hien lo picchia a più riprese.
Solbakken comincia con molta volontà e qualche titubanza nelle scelte, poi prende sempre più confidenza con gli inserimenti e alla fine della prima frazione di gioco segna un gran gol, con forza nell’ inserimento e precisione nel tocco, oltre che con un minutaggio strategico. Che la Roma abbia trovato una soluzione in più in zona gol?
Secondo tempo meno intenso e per la Roma più conservativo, come i cambi di Mourinho che avvicenda le forze e la protezione, più che gli uomini. Alla fine arrivano tre punti che agevolano il contro sorpasso sulla Lazio e l’aggancio al Milan. Non male, in vista del Salisburgo.