ROMA-BOLOGNA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Per la tradizione romanista, non è mai banale iniziare il nuovo anno solare col conforto dei tre punti.
C’è la sorpresa – attesa, in realtà – di Tahirovic dal 1’; c’è quella – difficilmente non condivisibile – di Abraham in panchina.
Il giovane svedese si disimpegna bene, piacendo soprattutto in fase di interdizione. L’inglese – entrato nella ripresa – gioca bene primo e ultimo pallone che tocca. Quello al 95’ è un salvataggio che vale un goal: che sia di buon auspicio per il suo 2023.
La Roma ha le solite virtù e i consueti vizi. Tra le prime, la qualità superiore di Dybala, abile a guadagnare il rigore freddamente segnato da capitan Pellegrini.
Tra i secondi, l’incapacità di chiudere le partite. Zaniolo si trova la palla sui piedi: non gli si chiede di segnare ma di prendere la porta, sì. Nella ripresa ancora occasione per il numero 22, che però colpisce Skorupski in girata.
E allora si costringe Smalling – già alle prese con le sbavature costanti di Ibáñez – a immolarsi in un paio di occasioni, per preservare il successo.
Sempre sottovaluto e mal visto ma Cristante è calciatore importantissimo nell’economia di una squadra: ieri ha il record di palloni recuperati, sempre presente a interrompere azioni nei concitati minuti finali.
Manca la qualità a destra (Celik s’impegna ma non balla); ce n’è poca a sinistra (El Shaarawy non punta né salta l’uomo, sebbene siano le sue caratteristiche).
In attesa del rientro di Wijnaldum e del ritorno in condizione di Dybala, Pellegrini e – speriamo – Abraham, prendiamo i tre punti: pazienza per chi preferirebbe lo spettacolo.