DIVAGAZIONI ROMANISTE… Le ragioni di Capello
di Franco BOVAIO – Ho avuto la fortuna di conoscere Fabio Capello quando ero ancora un giovane cronista e ho avuto l’altra fortuna di sapere personalmente tutto quello di buono che pensava di lui il grande Nils Liedholm, che lo aveva avuto alle sue dipendenze da calciatore, nel Milan della stella. Per questo, quando parla lui, mi fermo sempre ad ascoltarlo o a leggerlo con attenzione e con la stessa voglia di imparare calcio che avevo in gioventù. Perché considero Fabio Capello uno dei migliori allenatori che ho visto all’opera sia sui campi da gioco che su quelli di allenamento. Nello specifico parlo di quelli di Trigoria, dove a volte mi soffermavo a guardarlo mentre istruiva i calciatori della Roma proprio insieme al signor Liedholm, come lo chiama sempre lo stesso Capello con il rispetto che gli è dovuto.
Per questo ho letto con molto interesse la bella intervista che ha rilasciato al Corriere dello Sport nei tratti in cui parla della Roma di Mourinho. E, come sempre, sono stato d’accordo con lui.
“Ma quale gioco, si vince con i campioni. Vedi Dybala, ha una capacità balistica unica. Lui è straordinario e mi pare che sta tornando anche ad una buona forma fisica, perché dribbling e cambi di gioco non riescono se non stai bene” ha detto. Sottoscrivo e controfirmo.
Allora ha ragione Mourinho, le partite si vincono con i grandi giocatori? Gli è stato chiesto. E lui: “È quello che ripeto da sempre. Quando sento parlare di trame di gioco mi viene da ridere. Puoi essere il miglior direttore d’orchestra del mondo ma se non hai qualche professore nella banda non puoi suonare alla Scala. Eppure il Mondiale in Qatar lo ha dimostrato chiaramente: alla fine vincono i fenomeni, più delle squadre”. Gli si può dare torto? No, decisamente no.
Sta dicendo che l’organizzazione di gioco non pesa? È stata la domanda seguente. E lui: “Ma no, certo che conta. Però se tu organizzi un gruppo con uno spartito senza avere la qualità dei singoli, puoi arrivare terzo o quarto ma non vinci. Non puoi competere”.
Parole che, se ci pensate, sono in linea con quello che sta facendo Mourinho, che quando è arrivato alla Roma si è subito messo al lavoro per darle una buona organizzazione difensiva, perché la retroguardia giallorossa, reduce da due anni di Fonseca, era un colabrodo. Lo stesso che fece Capello, se la memoria non mi inganna, che ripeteva spesso che bisogna organizzare la fase difensiva perché è fondamentale non prendere gol. Non tanto quella offensiva, perché se hai i campioni questa riesce sempre, dato che ci pensano loro a creare azioni d’attacco pericolose per gli avversari. E quello che manca a questa Roma, secondo il mio modesto parere, sono proprio loro: i campioni. Perché di questi ce ne sta uno solo: Paulo Dybala, appunto. E c’è una Roma con Dybala e una Roma senza Dybala. Come dice sempre anche Mourinho. Lunga vita all’argentino, dunque. E che il Signore ce lo conservi.