HELSINKY-ROMA. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI
Terreno sintetico e temperature che alle nostre latitudini sarebbero già natalizie. Insidie varie, oltre l’ostacolo strettamente tecnico, per una Roma che la vita se l’era già abbondantemente complicata in precedenza e che però, in ogni, caso, resta padrona del proprio destino, a patto di sconfiggere il Ludogorets il prossimo 3 novembre.
Certo che la formazione ha sorpreso tutti, stavolta, a cominciare dal nome di Volpato.
Ci mette un po’ a prendersi la partita, la squadra di Mourinho; l’Helsinki è organizzato e molto intenso nel pressing; difficile recuperare le seconde palle per Cristante e compagni, all’inizio; poi, in virtù innanzitutto del grande lavoro di cucitura di Lorenzo Pellegrini, più che alzare i suoi ritmi la Roma riesce, tramite la palla, ad abbassare quelli dell’avversario. Molto, molto bello il gol, con la firma che Mourinho auspicava di più, tra l’altro: pallone servito con il goniometro da Pellegrini su calcio piazzato, scelta di tempo da attaccante di razza di Abraham, per decollo e “frustata” con il collo. A maggior ragione dopo il risultato arrivato da Razgrad, stasera la partita andava indirizzata nel giusto modo il prima possibile.
Delittuoso, per disattenzione, il modo di subire il pareggio; bellissima l’azione del nuovo vantaggio romanista, con il pallone addomesticato, cesellato e servito da Pellegrini per El Shaarawy che chiama rasoterra Abraham all’interno dell’area, con la deviazione di Hoskonen che fa 1 – 2.
La Roma in ogni caso si espone a troppi spifferi, con un Rui Patricio rivedibile in occasione di quello che sarebbe stato il 2 – 2.
Servivano tre punti, sono arrivati; gli avvicendamenti ci hanno anche aiutato a capire chi giocherà domenica. Giovedì prossimo, invece, la giocherà l’Olimpico.