ROMA-ATALANTA. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI
Una cosa l’avevamo già capita da qualche settimana: contro questa Atalanta, nell’anno in cui si permette il lusso di frequentare il vertice pur mostrando un gioco meno travolgente, serve ogni tipo di equilibrio, soprattutto nella fase senza palla. Meno travolgenti, a tratti inediti per la fisionomia collettiva, gli orobici non hanno però smemorizzato la capacità di essere scorbutici per chi li affronta: basta pensare che sono arrivati a questa settima giornata con soltanto tre gol presi; Milan e Napoli ne hanno presi rispettivamente sei e quattro, per dire.
Ci sarebbero, a rendere più intrigante la questione, le statistiche di Gasperini contro Mourinho, ma a ogni fischio d’inizio lasciano il tempo che trovano.
C’è Cristante in mezzo con Pellegrini; riposa Matic. Per il resto nessuna sorpresa, con Celik a destra, stante la tegola Karsdorp.
Se non ora quando? Il quesito nasce spontaneo dopo i risultati odierni; vale anche per l’Atalanta, fra l’altro.
Si comincia con Dybala depennato dall’undici titolare all’ultimo minuto: tocca a Matic, si alza Pellegrini.
Gara stagnante, col tatticismo orobico che frena lo sviluppo della manovra romanista; tenta in ogni modo Zaniolo di forzare tempi e ritmi cercando i metri per partire. Brava l’Atalanta a trovare uno dei rari episodi in fase di conclusione con Scalvini, la cui conclusione è molto precisa ma non irresistibile. Tradotto: difesa un poco “morbida” e Rui Patricio che avrebbe potuto esibire un poco di reattività in più.
Finale con Roma in crescendo, tre palle gol non capitalizzate, tra le quali una monumentale di Abraham incredibilmente finita a lato. Tanto incredibilmente che forse si può dare un po’ di colpa a una delle tante zolle fuori posto.
Giganteggia Smalling contro Hojlund nel primo tempo, tanto che Gasperini la ripresa la comincia con Muriel.
Secondo tempo: diciamo subito che in una gara di vertice, ancor più se equilibrata come questa, non si può mandare gente come Chiffi, in grado di provocare una deriva nervosa che coinvolge uno stadio intero. Detto ciò, al tempo stesso, Mourinho sbaglia a perdere la testa e a reagire in modo così plateale: il rosso gli costa mezza partita e Roma – Inter.
I contenuti però dicono che l’intensità della Roma andrebbe premiata. Anche perché in un’occasione Okoli fa pubblicità all’intimo di Zaniolo, che si vede pure dal tetto dell’Olimpico.