Il sogno della Roma femminile: è ai gironi di Champions
(LA REPUBBLICA) C’è una Roma che sogna, che batte lo Sparta Praga e accede per la prima volta nella sua storia ai gironi di Champions League. E non stiamo parlando ovviamente della squadra di José Mourinho, ma della squadra Femminile, allenata da mister Spugna. Le giallorosse hanno travolto la squadra ceca con il risultato di 4 a 1, dopo la vittoria per 1-2 nella sfida di andata, e hanno così staccato il pass per la fase finale, rientrando nel gruppo delle migliori sedici squadre d’Europa.
Un percorso graduale di crescita, quello del club giallorosso, iniziato il 1 luglio 2018: dalle prime difficoltà e alcune scelte sbagliate sul mercato nella composizione del gruppo, sotto la guida di coach Bavagnoli (ora Head of Women’s Football del Club), alla vittoria della Coppa Italia della passata stagione fino a ieri, alla prima partecipazione ai gironi della Women’s Champions League. Il tutto mentre le giallorosse sono seconde nella classifica della Serie A (ad un solo punto dall’Inter capolista) ma puntano senza nascondersi al massimo obiettivo, lo scudetto.
Il progetto è nato sotto la stella polare dell’ambizione, ideato da James Pallotta e portato avanti con importanti investimenti da Dan Friedkin. Non è l’Olimpico, certo, che fa registrare sold out da 60mila spettatori per gli uomini di Mourinho, ma il piccolo impianto nel cuore dell’EUR è in grado di regalare comunque il suo colpo d’occhio, con più di mille presenze fisse per le gare casalinghe delle giallorosse.
La Roma Femminile ora attende il sorteggio del 1 ottobre per conoscere le avversarie del suo girone di Champions: una competizione di alto livello con club del blasone di Barcellona, Chelsea, Lione e Wolfsburg ad attenderla.
Da sciogliere il nodo legato al campo: gli impianti di Frosinone e Latina sono delle ipotesi, come l’Olimpico, ma si vorrebbe evitare l’effetto acquario. Ma quello che conta è la Champions, l’obiettivo è farla diventare l’habitat naturale delle giallorosse. Passo dopo passo, sta nascendo “un’altra” grande Roma, sempre targata Friedkin.