Dal sogno del presidente Viola al papocchio 5 Stelle
(IL TEMPO) “È una prova d’amore verso la città”. Con questa frase, dietro la quale c’è tutto un mondo, il 19 gennaio 1987 il presidente della Roma, Dino Viola, presenta all’allora sindaco Nicola Signorello il progetto del megastadio da realizzare nell’area della Magliana.
Viola è un visionario, all’epoca l’idea di possedere un impianto sportivo “privato” non è nei piani delle società di calcio. L’intuizione dell’Ingegnere giallorosso sbatte contro i muri invisibili della politica e si arena all’alba del Campionato del Mondo del 1990. Addio così allo stadio e a tutto ciò che sarebbe dovuto sorgergli intorno: campi da tennis, da baseball, un palazzetto del ghiaccio e addirittura un porticciolo turistico. Gli anni passano, l’idea resta, anche se occorrono diverse stagioni prima che si ritorni a spingere con una certa convinzione sull’argomento.
È il 2012 quando la Roma presenta un nuovo progetto al sindaco Gianni Alemanno. Questa volta l’area prescelta è quella di Tor di Valle, precisamente in un’ansa del Tevere dove sorgeva l’ippodromo. I terreni sono, in parte, di proprietà dell’imprenditore Luca Parnasi. Il 26 marzo del 2014 il presidente dei giallorossi James Pallotta viene ricevuto in Campidoglio dal sindaco Ignazio Marino, dove mostra l’ennesimo progetto che vedrebbe la realizzazione dello stadio da parte della società Eurnova di Parnasi. Passano due mesi e il 29 maggio Eurnova presenta lo studio di fattibilità. La proposta prevede due zone: la “A” con uno stadio da 52.500 posti, un centro tecnico per gli allenamenti, un megastore Nike, e un Roma Village con 245 negozi (ristoranti, bar, boutique), la “B”, invece, denominata Business Park, porterebbe alla costruzione di tre grattacieli non destinati ad uso abitativo. Gli elaborati del progetto definitivo vengono presentati al Comune di Roma la prima volta nell’estate del 2015, una seconda volta, integrati da altri carteggi, il 30 maggio 2016.
Ma appena un mese più tardi, siamo a giugno 2016, Roma ha un nuovo sindaco, Virginia Raggi. Il suo insediamento è un colpo mortale al progetto. La Raggi, infatti, aveva sempre contrastato duramente il progetto di Pallotta, supportata da diversi esponenti del M5S tra i quali Paolo Berdini, che nomina Assessore all’urbanistica e ai Lavori Pubblici. Il 3 novembre del 2016 si apre la Conferenza dei Servizi, il 31 gennaio del 2017, nel corso della quinta seduta, il Comune chiede una proroga di 30 giorni esprimendo il proprio «parere non favorevole». Il 7 febbraio scendono in campo anche Spalletti e Totti. Il mister di Certaldo scrive su Twitter: “A Roma va fatto lo stadio, famolo”. Il capitano accelera: “Vogliamo il nostro Colosseo moderno”. Ma ciò non accadrà. Il 5 aprile del 2017 la Regione Lazio procede «alla conclusione negativa della Conferenza dei servizi». Seguono proposte, delibere, ipotesi di tagli di cubature e arresti per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione nell’ambito del progetto per lo stadio a Tor di Valle. È il tramonto, prima di una nuova alba.