ROMA-SALERNITANA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Chi pensava a una passeggiata, in vita sua probabilmente non ha visto più di cinque gare della Roma.
Che è maestra nel complicarsi le gare: quando ha rose per giocarsi il campionato; figuriamoci quando lotta per il quinto posto.
Eppure è un successo importante, anche se colto con l’ultima in classifica. Perché è l’undicesimo risultato utile consecutivo; perché Mourinho sta forgiando una mentalità, in attesa di qualche calciatore di livello superiore; perché la vittoria ti dà una spinta emotiva che, paradossalmente, non avresti avuto con una vittoria facile e rotonda nel punteggio.
L’avversario è uno spot per il tempo effettivo nel calcio: iniziano presto con gli “svenimenti”; Gyomber commette vari falli da ammonizione su Felix. Poi Radovanovic trova il goal della domenica, a distanza di quattro anni dall’ultima marcatura…
Ci vorrebbe poco a raddrizzarla. Obi stende Mkhitaryan: rigore solare, non per l’arbitro né per il solito Mazzoleni al VAR. Protesta anche la Salernitana, per l’immancabile ingenuità di Ibanez su Djuric: va detto che, con altro avversario, la percentuale del rischio rigore sarebbe parecchio aumentata.
La Roma rientra in campo per la ripresa: la Salernitana si presenta 5′ dopo. C’è Zaniolo, che saluta, ricambiato da applausi, il pubblico. Il talento di Massa non basta però a scardinare l’avversario, sebbene vada vicino al goal dell’1-1.
Esce, inaspettatamente, Oliveira, numeri alla mano in una delle sue migliori giornate romaniste; fuori anche El Shaarawy, la cui prestazione fa capire perché da tempo giochi Zalewski; esce Felix, ancora alla ricerca di una dimensione definitiva (nonostante si fosse guadagnato un… rigore fuori area); out, poi, anche Cristante, che va in difficoltà contro squadre chiuse che lo costringono a impostare senza il beneficio degli spazi.
A quel punto per la Roma è un 4-2-3-1 iperoffensivo: come spesso capitato in carriera a Mourinho, la mole delle punte inserite porta dei vantaggi al portoghese. Perché Perez, che mai avrei fatto entrare, trova il gran goal dell’1-1; e Veretout il decimo assist stagionale (è quello che nella Roma ne ha serviti di più) per il 2-1 di Smalling, che regala i tre punti ai giallorossi.
Qualcuno si domanda: “Cos’ha dato Mourinho alla Roma?”. Far capire ai suoi giocatori e ai tifosi che arrivare quinti non è arrivare ottavi; fare una formazione contro l’ultima in classifica non da villaggio vacanze, nonostante il Bodo giovedì scorso e prossimo; sottolineare i vantaggi arbitrali delle squadre che con te concorrono al quinto posto; togliere il velo sulle presunte qualità di molti calciatori della rosa – mandati via o fatti sparire tra panchina e tribuna: tutti elementi che rappresentano un enorme miglioramento rispetto all’ultimo decennio. Portato da chi vede nella vittoria non un’opzione ma la principale ragione professionale e sportiva. Scusate se è poco.