ROMA-BODO. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – La cosa più bella? Nessuna “partita del cuore” ma un match approcciato perfettamente e risolto senza patemi.
Finalmente, al quarto confronto, viene fuori la distanza che divide la Roma dai non simpatici norvegesi i quali, come giustamente detto da Mourinho, “hanno perso il senso della realtà”.
Cazzotti, ricorsi, parole al vento per giorni: avvicinamento dilettantesco a questa sfida da parte del Bodø, che resta una buona squadra (non perdeva da 35 gare). A differenza della Roma, perfetta invece nel concentrarsi solo sul campo e sul match.
“Zaniolo non gioca”: e giù paginate e commenti sulla tristezza del ragazzo, l’accordo già fatto con la Juventus etc. Invece Mourinho lo mette dal primo minuto e il 22 lo ripaga con una splendida tripletta.
Non è dai tre goal di ieri che si evince la qualità di Nicolò: due anni di stop richiedono il necessario, fisiologico, tempo di ripresa. Per questo sarebbe delittuoso lasciarlo andar via a giugno: a 23 anni, rischierebbe di andare a fare le fortune di chi non è certo nelle nostre simpatie.
Ennesimo goal stagionale sugli sviluppi di un calcio piazzato. Lesto Abraham a fare ciò che serve in questi casi: goal subito, per indirizzare il match. I norvegesi fanno capannello tra loro per compattarsi: scene che nemmeno in Eccellenza.
Poi il Zaniolo-show, corredato dagli assist di Pellegrini, Zalewski e Cristante. Menzione particolare per il ragazzo di Tivoli, che gioca con la testa di un veterano. Intuizione importante di Mourinho usarlo in quel ruolo, per alzare la qualità su una fascia tremendamente orfana di Spinazzola.
Senza scadere nella retorica, lo stadio ieri è stato straordinario: bravi i proprietari – e chi li ben consiglia – per la politica dei prezzi; commoventi i romanisti, riavvicinatisi alla loro squadra dopo il disamorante decennio pallottiano.
Smalling e Cristante, Mkhitaryan e Pellegrini: presenza, leadership, qualità all’interno di una squadra che, incredibile a dirsi, è nata dalle ceneri della clamorosa débâcle contro la Juventus.
È forse questo l’elemento più importante, al di là di come finiranno Conference League e campionato: Mourinho ha posto le fondamenta della Roma; starà ai Friedkin intervenire sul mercato come si deve, per permettergli di erigere una casa finalmente ben solida.