INTER-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – La sconfitta di San Siro dimostra di nuovo come, per colmare il gap con le prime, ci sia bisogno di un mercato importante.
Perché, almeno personalmente, non vorrei accontentarmi di giocare con ordine la prima mezz’ora, prendendo poi tre gol in 17’.
Sicuramente la Roma è squadra: un concetto di base a livello mentale è stato inculcato da Mourinho; mancano però una serie di interpreti di livello.
Giallorossi vicini al goal con Mancini: ribaltamento del fronte e vantaggio interista dopo bella azione, facilitato da un’ingenuità giovanile e di conoscenza del ruolo di Zalewski.
È il momento di serrare i ranghi per chiudere così il primo tempo: puntuale, invece, arriva il 2-0. Altra azione in verticale dei nerazzurri: Mancini – sempre troppo impegnato a prendere gialli evitabili per proteste – si fa saltare con estrema facilità da Brozovic, che trova il goal del weekend.
La Roma ci prova al rientro in campo. Bella incursione di Pellegrini, tra quelli più infastiditi nel perdere: El Shaarawy – partita spaesata, la sua – si fa anticipare da Di Marco. Sugli sviluppi dell’angolo successivo, liscio al limite dell’area di Mkhitaryan.
La puoi riaprire; l’Inter poco dopo, invece, la chiude. Angolo, con Lautaro solo al limite dell’area piccola e Ibanez che fa “fallo” su Smalling: tutto troppo facile.
Girandola di cambi: la Roma non demorde e accorcia le distanze con Mkhitaryan, purtroppo ieri preciso solo quando il match stava per far scorrere i titoli di coda.
Ah, dimenticavo: il cartellino giallo per Brozovic doveva essere il secondo; l’azione del 2-0 parte da un fallo di Chalanoglu su Pellegrini; nel finale non è fallo di Carles Perez su Bastoni, ma rigore per la Roma. Però seguiamo il “mainstream” e quindi, anche per noi, il milanese Sozza è il più grande di tutti.