Agostino, il Dundee e il Bodo
Di Franco BOVAIO – Oggi Agostino, il nostro capitano per sempre, avrebbe compiuto 67 anni e io che l’ho visto giocare, che l’ho conosciuto e, per questo, ammirato anche come uomo, oltre che come calciatore, voglio ricordarlo con un episodio. Uno dei tantissimi della sua splendida carriera nella Roma. Il rigore del 3-0 che il 25 aprile del 1984 segnò al Dundee all’Olimpico nella semifinale della Coppa dei Campioni con il quale ribaltò la sconfitta per 2-0 che avevamo subito in Scozia e con cui ci portò in finale. A quella maledetta finale contro il Liverpool nella quale, come sempre, il suo rigore lo segnò. Perché Agostino, dal dischetto, era quasi infallibile e anche quel giorno, contro il Dundee, non sbagliò, come non sbagliò contro il Liverpool. Due rigori che avrebbero fatto tremare le gambe anche al più forte giocatore del mondo per l’importanza che avevano. Ma a lui no, perché lui era il capitano, era il romanista che c’è in tutti noi, era romano e, per questo, orgoglioso di indossare quella maglia giallorossa che era una seconda pelle. E a quell’insolente e maleducato allenatore del Dundee, che dopo la vittoria dell’andata in Scozia ci aveva anche insultato, gliela voleva far vedere la grandezza di Roma. Che non poteva essere messa in discussione da un Dundee qualsiasi. Come oggi non può essere messa in discussione da un Bodo qualsiasi e da quel suo allenatore che, proprio come lo scozzese di allora, alla fine della partita di ieri ha fatto il gradasso negli spogliatoi di casa.
Una vicenda che ci ha ricordato proprio quella di allora e che, giovedì 14 aprile, deve avere la stessa conclusione di quella. Con Abraham che, magari, potrebbe tramutarsi nel Pruzzo di allora (che segnò la doppietta con cui pareggiammo i conti) e il capitano di oggi, Pellegrini, che farà l’Agostino. Inarrivabile nella sua grandezza, irraggiungibile da chiunque per quanto ha dato (come Totti e anche De Rossi, certo), ma per una sera almeno imitabile.
Daje Roma daje, avrebbe gridato Dante. Il 14 aprile del 2022 deve essere come il 25 aprile del 1984. Perché noi siamo Roma e loro niente.
Auguri Agostino, ovunque tu sia. Qui nessuno ti ha mai dimenticato e mai ti dimenticherà.