ROMA-VITESSE. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI
Una cosa per volta, come dice Mourinho. Anche perché da cosa nasce cosa, si spera, partita per partita. E poi perché, a pensarci bene, la vera Conference League sta per cominciare, nel senso che stasera era solo l’ultima parte della fase facile, per così dire. Dal sorteggio in poi potremmo parlare oggettivamente di una sorta di Europa League 2, basta andare a leggere i nomi della contendenti, il che si lega al passo un po’ più lungo della gamba fatto da chi aveva sentenziato che la Roma è la favorita da quando non c’è più il Tottenham.
Detto ciò, con l’eco dei cocci di boccali di birra dai buontemponi del Vitesse al Colosseo, avevamo qualche curiosità circa la formazione: Zaniolo presente, a conferma di ciò che è stato detto in conferenza; Vina a sinistra può far pensare a un derby con Zalewski? Vediamo, intanto c’era da mettere in ghiaccio la qualificazione, attraverso una partita che su un terreno normale presumevamo dominata e soprattutto dominante da parte della Roma.
Poi, cosa abbiamo visto? Chiediamo una mano ai lettori, stavolta, perché al Vitesse è stato consentito di fare l’unico tipo di partita che questa specie di Ascoli d’Europa poteva fare, con tutto il rispetto per il club marchigiano. Poi la Roma si qualifica, anche per una lettura difensiva orripilante degli avversari, quindi può anche essere interpretato come un segnale. Nel mezzo, però, una gara che nel secondo tempo ha quasi più giustificato il raddoppio del Vitesse che il pareggio della Roma. Tutto qua. Anzi, una cosa ancora: un plauso a questo pubblico che riesce ancora a essere entusiasta dopo una gara così avvilente.