SPEZIA-ROMA. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI
Al “Picco” stavolta eravamo davvero al bivio tra ciò che la Roma può ancora pretendere legittimamente e realisticamente di essere è ciò che è diventata nel corso della stagione, ossia: si vuole sprofondare nell’anonimato totale o imprimere una svolta, a marce forzate, fatta di prestazioni e risultati?
Bisogna dire che una classifica come quella dell’attuale Serie A finora ha atteso un po’ tutti, però non aspetta all’infinito e soprattutto non perdona le troppe chance sprecate.
Quello dello Spezia è un nome non casuale, quando ripensiamo alle stagioni scorse, tra imperdonabili pomeriggi di Coppa Italia e omissioni regolamentari. Però bisogna guardare avanti, ora più che mai: in caso contrario non avrebbe avuto senso ingaggiare Mourinho e ne avrebbe ancora meno lasciargli proseguire il lavoro dopo un primo anno di destrutturazione.
3-4-2-1 con Pellegrini e Mkhitaryan dietro ad Abraham. E’ una disposizione che sancisce un ritorno alla scorsa stagione e, essendo stata adoperata molto spesso da Paulo Fonseca (ieri partito finalmente dall’Ucraina dopo due giorni di terrore) nei due suoi campionati romanisti. E che mira ad arginare il gioco di Thiago Motta, alla ricerca di una vittoria che manca da più di un mese.
Dopo un primo tempo costituito da due metà, delle quali la prima nettamente migliore, con lo Spezia che chiude in dieci (eccessivo il secondo cartellino per Amian), Mourinho cala la carta Zaniolo, rivoluzionando anche la disposizione, visto che entra in luogo di Mancini, al quindicesimo cartellino.
A tanta pressione corrispondono troppi errori, a giro, da Pellegrini ad Abraham, allo stesso Zaniolo, dal quale forse ci si aspettava un impatto maggiore, pronti – via. Bene Zalewski, sempre in partita e con autorità.
Però, sapete che c’è? Che alla fine devi fare gol, soprattutto quando occupi la metà campo di un avversario in dieci, che nelle ultime uscite aveva preso tanti gol; perché Provedel era bravo anche prima di oggi. Questo pareggio, con una profusione di attaccanti a iosa, assomiglierebbe tanto a una sconfitta, con gli obiettivi residui di classifica che, ulteriormente, si allontanano.
Arriva, alla fine, il rigore più netto della storia. Zaniolo ha un segno in faccia che nemmeno il primo Rocky. I tre punti sono i tre punti, sempre.
L’applauso, quello di sempre, va al settore ospiti: anche per questo i tifosi della Roma meritano di più, da tutti.