ROMA-CAGLIARI. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI
Per Maitland – Niles potremmo considerarlo il vero esordio; per Sergio Oliveira un autentico battesimo dopo una settimana di titoli, interrogativi tattici, una presentazione durante la quale ha palesato una imperturbabile sicurezza, che vedremo quanto e come si tradurrà in autentico piglio da leader. Mourinho è soddisfatto dopo i rinforzi del mercato invernale? Certamente sì, a maggior ragione perché potrebbe non essere terminato qua.
Un Cagliari che Mazzarri ha dovuto mettere insieme con lo spago e potendo contare poco anche sui giovani: il club sardo ha, infatti, comunicato ieri alla vigilia del match la positività di cinque giocatori della prima squadra e cinque della Primavera. Annunciando al contempo l’annullamento della conferenza stampa di Mazzarri, che oggi deve, dunque, fare a meno di diversi giocatori.
Inizialmente fuori Veretout, come fatto subodorare dal tecnico in conferenza, con tanto di piccola reprimenda; però il francese ridiventa titolare durante il riscaldamento, perché Pellegrini alza subito bandiera bianca. Roma, come ti sbagli, sempre ad alto tasso di incerottamento.
Primo tempo da minimo sindacale, con una specifica sui singoli: Oliveira e Maitland Niles i migliori; come può essere inteso un segnale del genere? Che riflessioni fa fare e quanto dà ragione a Mourinho? Bene, comunque, il portoghese: si vede dall’assist nitido che manda in porta Zaniolo in occasione del rigore poi revocato; dall’esecuzione nitida dal dischetto in occasione del vantaggio; dai palloni recuperati.
Più aperto e al tempo stesso più disordinato il secondo tempo, con la Roma che trova qualche corridoio in più, Zaniolo compreso, ma al tempo stesso con i sardi che consentono a Rui Patricio di essere quantomeno inquadrato. Qualche pallone lo perde Oliverira, nella ripresa, qualche altro lo trascina Zaniolo verso la porta. Poca roba in assoluto, con la parata di Rui Patricio su Joao Pedro che vale un mezzo gol.
Sérgio Oliveira s’è ambientato in tutto e per tutto, possiamo dire, perché si fa anche quasi male nel finale.
Alla fine arrivano i tre punti. Poco altro, bisogna dire, ma alla fine conteranno quelli, non la noia o gli aggettivi.