MILAN-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – A Milano la Roma vive l’ennesimo “giorno della marmotta”: le sue mancanze vengono infatti sublimate da errori arbitrali, da tempo non più definibili casuali.
Un allenatore prepara una partita in un certo modo: poi, dopo 2’, un arbitro s’inventa una punizione (Mikhitaryan prende solo palla con Diaz) e da il “La” a un’azione ofensiva che non avrebbe dovuto esserci e da cui scaturisce il (ridicolo) rigore.
Lo spiega bene Mourinho nel post partita: imbarazzante l’atteggiamento del già famigerato Aureliano al VAR; inaccettabile la difformità di giudizio di Chiffi tra il rigore dato a Leao e quelli non concessi al martoriato Zaniolo e a Ibanez. Chiffi, a proposito, è il quinto arbitro a esser fermato dopo aver arbitrato (male) la Roma.
Purtroppo per i giallorossi, poi, Ibanez è in giornata di “Zebinate” e regala il 2-0 ai rossoneri abbattendo la Roma, che aveva ripreso a giocare dopo il goal a freddo.
Mkhitaryan non gira al meglio, così come Viña che soffre maledettamente Messias e Veretout che prosegue nella sua stagione ombrosa. È l’unico appunto che mi sento di fare a Mourinho: vero che è diffidato, ma avrei messo Cristante dal primo minuto – dato il rientro dopo 39 giorni di Pellegrini – e lasciato Veretout mezzala.
Abraham trova prima Maignan a impedirgli di accorciare le distanze, poi ci riesce deviando, di classe, un tiro di Pellegrini. Goal numero 13 in maglia giallorossa.
La partita finisce quando uno dei tanti ammoniti, Karsdorp, viene punito per la seconda volta. Regalato – con italico cerchiobottismo –
il primo giallo, successivo a un atteggiamento vergognoso di Theo Hernández (ieri pure capitano), che finge di metter fuori la palla, con un compagno a terra, ripartendo invece alla ricerca di un’azione offensiva.
Punita oltre i suoi demeriti, la Roma attende gli arrivi di gennaio (atterrato oggi Maitland-Niles; speriamo al più presto Sergio Oliveira): nonostante tutto, la stagione è ancora lunga.