COPPA ITALIA ROMA-LECCE. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI
Era lecito pensare che l’imbarazzo, stasera, fosse soltanto quello per le limitazioni del pubblico, che in un catino come l’Olimpico risultano davvero ridicole, nella proporzione tra gradinate disponibili e presenze consentite. Anche perché stasera, se ne avessero avuto possibilità, più o meno ventimila tifosi romanisti ci sarebbero stati. Per vedere cosa? Ecco, il primo tempo ci ha regalato un altro imbarazzo, perché bisogna dirlo: se fosse venuto in tribuna il famoso marziano di Flaiano, stasera, e gli avessimo chiesto quale squadra gli sia apparsa quella più organizzata, cosa avrebbe potuto risponderci?
Impalpabile Carles Perez; pesce fuor d’acqua Maitland – Niles a sinistra; vivo Felix, per quel che può, efficace Abraham in occasione del pareggio di Kumbulla: il suo stacco con torsione è la cosa più bella del primo tempo. Un po’ poco, no?
Metti Zaniolo nell’orchestra e la musica sembra subito cambiare. Ci vogliono il palo e, prima, una gran parata di Gabriel sul suo sinistro inaugurale. In effetti dopo non molto arriva il 2 – 1 di Abraham, con uno sviluppo in verticale del fraseggio efficace e di grande pregio: Mkhitaryan – velo di Zaniolo – girata da brevilineo sul palo più lontano. Poi più Roma, perché c’è maggiore qualità sulla trequarti e perché il Lecce viene frustrato dalla seconda rete. La terza è bella ed è uno squillo di qualità esibito da Shomurodov, dopo gli stracci bagnati di domenica scorsa contro Cragno. Quando entra con questo piglio, Mkhitaryan è una delizia.
Alla fine tutto è bene quel che finisce bene; a Empoli però non ci sarà tempo per prendere le misure all’orchestrina di Andreazzoli; servirà gente pronta e non titubante.