CAMPIONATOSTORIA DI IERI di Diego AngelinoTOP

ROMA-SPEZIA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Quelli di ieri sono tre punti che meritano un eclatante aggettivo: di platino. 

Anche perché è difficile, oggi, chiedere più del risultato a questa Roma. La quale, ai tanti assenti, aggiunge gli infortunati in corsa.
Smalling, che tra primo e secondo tempo si fa più di venti minuti zoppicando; Ibanez, Karsdorp e Viña – alla miglior prova stagionale –  che chiudono stremati. 

Se Abraham fa assist e trova l’ennesimo legno, non lo stesso si può dire di Borja Mayoral. Giustamente riproposto dall’inizio, sull’onda lunga dell’ottima prova di Sofia, lo spagnolo si segnala per l’angolo guadagnato che porterà all’1-0 e per una palla sanguinosa non data ad Abraham, solo davanti a Provedel. 

Tanto errori tecnici dei giallorossi, è vero: un po’ perché la qualità romanista, con molti dei migliori fuori, cala; un po’ perché, contro un avversario che ha avuto sette giorni interi per preparare questo match, la poca brillantezza di molti elementi si nota. 

La Roma fa goal su due calci da fermo, come già accaduto in stagione: risolvere così le partite è sempre un merito, mai un difetto.
La squadra di Mourinho ne ha diversi, per carità: ma ogni tanto non sarebbe male avere un arbitro che non faccia pensar male anche il tifoso meno avvezzo al retropensiero.

Perché la direzione del signor Prontera, nato in Puglia ma della sezione di Bologna, è stata chiara dal terzo minuto di gioco: senza possibilità alcuna di toccare il pallone, Gyasi letteralmente “sdraia” Mikhitaryan. Gioco, come nulla fosse.

Da lì è una compilation, che passa per il fuorigioco chilometrico non segnalato in occasione del 2-1 dello Spezia arrivando alla prima ammonizione di Felix. Dopo il giallo, si riprende con rimessa laterale per la Roma. Incredibile. Cos’ha fatto il ragazzo per meritare il cartellino?

L’ingenuità del diciottenne – quella che Mourinho ci racconta sempre, parlando di giovani – fa sì Felix che metta una mano di troppo lasciandosi attrarre dalla possibilità di segnare: un’utile freccia in meno all’arco del portoghese in vista della già complicata trasferta di Bergamo.