ROMA-INTER. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Lo 0-3 non usciva dal 1989, quando la precaria Roma di Luciano Spinosi – subentrato per un breve periodo a Liedholm – si vide battuta dall’Inter dei record: quella guidata da Trapattoni.
Sono tante, sette sconfitte su 16 partite. Sarebbe bastato vincere a Venezia (gara funestata dalla direzione di Aureliano) e pareggiare mercoledì a Bologna. E anche questa (brutta) batosta, avrebbe avuto un sapore diverso.
Mourinho, viste le assenze e il momento delle due squadre, fa ciò che deve: Ibanez a destra e 5-3-2, per cercare di arginare Dumfries e Perisic. Far giocare l’Inter e ripartire, con la consapevolezza di essere incudine.
Cosa che funziona nei primi 15 minuti, con Shomurodov che, dopo pochi secondi, colpisce male di testa, vanificando una potenziale grandissima occasione creata da Zaniolo.
Poi Ibanez, ingenuo, si fa fischiare controfallo su una rimessa laterale. Credo l’ultimo ce lo diede contro Morganti nel 2007: costò un incredibile pareggio della Juve appena tornata in A.
Dal controfallo e per un minuto, la Roma non tocca palla, finché Veretout non la devìa in angolo. Battuto, ovviamente, col pallone fuori dalla lunetta. Zaniolo lascia sguarnito il palo e contribuisce a ingannare Rui Patricio. 0-1 e piani tattici che vanno a farsi benedire.
Da lì la Roma, consapevole che sia molto difficile cambiare l’andazzo della gara, si lascia quasi andare. 2-0 con tanti, troppi scambi concessi ai nerazzurri. Kumbulla si perde Dzeko in area e poi tocca pure il pallone sul tiro del bosniaco, togliendolo probabilmente dalle mani di Rui Patricio. Goal dell’ex non quotato.
Avresti comunque l’occasione per riaprirla, ma Viña pensa bene di calciare di piatto anziché spaccare la porta, facendoci finire dentro Dumfries, che salva l’occasione, e lo stesso Handanovic.
Il 3-0, un minuto dopo, è l’epilogo di un match in cui i calciatori della Roma hanno lasciato fosse lo scoramento – anziché grinta e orgoglio – a farla da padrone.
La ripresa è, per fortuna, gestita senza folli assalti alla diligenza, che solo altri goal (avversari) avrebbero portato.
“Seccati” altri due diffidati – Mancini e Zaniolo – Mourinho si limita a dar spazio ai ragazzini Bove e Volpato.
Lo ripeterò fino alla noia: ai grandi allenatori vanno comprati i grandi giocatori. Non sono insegnanti di calcio, ma gestori. Ho scritto di Trapattoni, all’inizio; lui, che ha vinto ovunque, a Cagliari fu costretto alle dimissioni: era scarso e/o bollito o non aveva i calciatori?