ROMA-ZORYA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Partendo dalla consapevolezza del livello dell’avversario, è stata comunque una bella e divertente vittoria, che permette alla Roma di passare il turno da seconda, a meno di clamorosi crolli del Bodo.
Roma superoffensiva, anche causa assenze a centrocampo; già dopo pochissimi minuti poteva essere in vantaggio, vista le clamorose occasioni di Abraham.
C’è Carles Perez, che fa vedere ancora una volta delle qualità, ma mettendole al servizio della squadra solo contro avversari più che abbordabili.
Segna (poi si guadagna il rigore) dopo una bellissima azione rifinita da un El Shaarawy in un momento magico: lo spagnolo, a differenza di Venezia, trova il goal calciando alla… Felix. Destro di prima e partita sbloccata.
La Roma dietro ritrova Smalling e in fase difensiva vede si mette a 4, con Kumbulla – giocatore che Mourinho sta provando a recuperare alle causa – che scala a sinistra.
A destra c’è Karsdorp, insostituibile per mancanza di alternative, di cui restano negli occhi gli ultimi 10’ fatti con foga incredibile e purtroppo eccessiva, visto che gli costa un immeritato cartellino giallo. Pellegrini, da capitano, lo rimprovera al termine del match per l’ingenuità.
Veretout sbaglia il secondo rigore consecutivo: peccato perché gioca bene e dopo uno dei suoi classici strappi serve Zaniolo per il 2-0.
Torniamo a Mikhytaryan, più coinvolto nella zona centrale del campo e costretto meno a un lavoro di copertura: anche lui da rivedere con avversari più probanti di Genoa e Zorya, per capire se questa posizione da mezzala sia riproponibile con frequenza.
C’è Zaniolo dal 1’: sgroppa che è un piacere, trova il goal, serve un assist, esalta il pubblico: piace in questa versione da seconda punta, anche lui meno costretto ai rientri difensivi che deve fare sulla fascia.
Mourinho punta ancora su Abraham: subito un goal sbagliato, poi un’attesa eccessiva prima di tirare. Primi mugugni dello stadio, ma ci pensa Zaniolo a servirgli il più comodo del palloni.
Da lì ritrova smalto e convinzione seppur sbagliando ancora, ma suggellando la prestazione con il goal in rovesciata, linfa vitale per la convinzione e l’inserimento di un ragazzo che è in Italia e nel calcio italiano da soli tre mesi.
La squadra saluta il pubblico non spaventatosi per la pioggia; Mourinho porta il pallone del match all’esordiente (2004) Missori. La serata (quasi) perfetta.