ROMA-TORINO. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Ha ragione Mourinho: “Più bella di un 5-0”. Perché vittorie così danno morale, convinzione, cementano il gruppo.
Del Torino di Juric si sapeva: squadra organizzata, rognosa, a Napoli – prima dell’1-0 finale – più volte nitidamente vicina al vantaggio.
La Roma è quella delle ultime circostanze: difesa a tre con Smalling a dirigere Mancini e Ibanez – che da il “La” all’azione del goal della Roma – e Pellegrini che deve alzare bandiera bianca dopo meno di 15′: in tempo solo per un lancio non sfruttato da un timido, solo nella circostanza, El Shaarawy.
Ecco allora che serve l’altra qualità della Roma: quella che esprimono Mkhitaryan con il passaggio; Zaniolo con il velo, Abraham con controllo e tiro. Basta questo a domare il Toro, ma ancora non lo sappiamo.
Passano pochi minuti e ancora i piedi buoni portano la Roma a guadagnarsi un netto rigore: attesa infinita per problemi tecnici al VAR; poi si scopre del tacco o mezzo di Abraham, pronto alla doppietta, in fuorigioco. Tant’è, finchè la regola permette di andare a riprendere l’azione da diverso tempo prima.
È il momento di combattere: si scaldano in tanti ma Mourinho non interviene. Ci sono giovani, attaccanti pronti a salutare la Roma, terzini appena recuperati. Tocca quindi a chi è in campo resistere all’avversario.
Lo fa Abraham, che pressa con foga e salva anche su un angolo avversario nel primo tempo ; lo fa Diawara, che cerca di lottare dopo settimane lontano dal campo; lo fa Karsdorp, mai visto a questi livelli e di certo agevolato dal passaggio a 5; lo fa Zaniolo, che prosegue nel suo trattamento da “primo Totti”: se non viene abbattuto, non è mai fallo a suo favore.
Intelligente e ancora utile nel ruolo di mezzala Mikhitaryan; decisivo nel ruolo di giocatore a tutta fascia El Shaarawy, che alla sua partita avrebbe potuto ascrivere anche il rigore ottenuto.
Tolte due punizioni finali, spaventose più per i pochi minuti mancanti che per l’effettiva pericolosità, ecco i tre punti in cascina. Non manca il dettaglio del grande allenatore: l’ingresso di Kumbulla per marcare la salita disperata del portiere Milinkovic (202 cm).
La Roma con i suoi problemi – fisici e di rosa – e con i torti arbitrali subiti continua a essere nella zona che conta della classifica: ogni giorno che passa è un giorno in meno che manca al mercato di gennaio.