STORIA DI IERI di Diego AngelinoCOPPE EUROPEETOP

ROMA-BODO. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Certo, si sperava nel successo e nella testa del girone. Tra l’altro in una sorta di vendetta dell’andata. 

Ma il pareggio di ieri sera, bollato come disfatta se non peggio da molti, ha al contrario diversi aspetti positivi.

Su tutti – e non mi stancherò mai di dirlo – il fatto che la Roma di Mourinho sia una squadra che resta sempre dentro la partita. 

Al di là del livello degli avversari: ieri vai sotto, con il goal del giovedì, a un amen dall’intervallo: la riprendi. Di nuovo in svantaggio, con un’azione che parte da una astrusità di Zaniolo; dal possibile 2-1 all’1-2: la riprendi di nuovo.

Il gioco non c’è, dicono. Premessa d’obbligo: Capello, Allegri, Trapattoni… che gioco avevano o hanno? Avevano e hanno i campioni, che facevano e fanno le giocate. E i gestori come Mourinho in questo sono maestri: gestiscono al meglio i campioni portandoti al successo. 

Ieri il gioco della Roma si è basato molto sulle sventagliate di qualità di Cristante, che ha sempre trovato Karsdorp. Tanti cross sbagliati e praticamente nessuna reale occasione procurata. 

Non c’è gioco o forse manca della qualità? La poca qualità di una squadra che nelle ultime tre stagioni ha ottenuto massimo un quinto posto? 

Perché forse se si serve Abraham – che si muove sempre per ricevere palla! – e si trova il goal, si fanno altri discorsi sulla prestazione, nelle valutazioni generali sempre legata irrimediabilmente al risultato. 

E se Zaniolo, nel primo tempo, la passa ad Abraham da solo davanti al portiere avversario? “Abraham rinato; Nicolò assistman altruista”.

Mourinho parla degli arbitri, dicono: perdonataci se è usanza che ritenete volgare quella di sottilineare come all’avversario sia stato permesso giocare a pallavolo; lamentela che l’allenatore fa solo dopo aver analizzato gli errori e le mancanze della propria squadra. 

Squadra che ha alcuni giocatori stanchi i quali, per fortuna, non dovranno raggiungere le proprie Nazionali (vedi Veretout); che deve sfruttare di più giocatori proattivi come El Shaarawy e Shomurodov; che deve fare il solito viaggio a Lourdes: vedi occasione di Mancini. 

Ieri sera ennesima smentita sul luogo comune che vuole i nordici sportivi: esultanza provocatoria sotto la Tevere; perdite di tempo e svenimenti; ridicoli capannelli dopo i goal subìti. 

La Roma raccoglie di nuovo meno del meritato e basta analizzare i numeri finali del match: senza sminuire problemi e mancanze, ci sono le statistiche per uscire dalla retorica del “Mi aspettavo di più da Mourinho”.   

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *