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CAGLIARI-ROMA. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI

In panchina con Sacramento, per non sacramentare. Potrebbe essere questo, senza sfiorare la blasfemia, il principio ispiratore della trasferta in terra sarda senza lo squalificato Mourinho.

Conosciamo tutti le defezioni cagliaritane e la situazione di classifica problematica dei rossoblu; proprio per questo, non bisogna cadere nell’errore di considerare facile questa partita; oltretutto, stiamo parlando di una squadra di Mazzarri e, carriera del tecnico alla mano, potemmo stilare una nutrita statistica di tutti i suoi “miracoli” a livello di ricostruzione emotiva di gruppi di giocatori frustrati dai risultati.
Quanto più la Roma saprà impermeabilizzarsi rispetto a queste pseudo anticipazioni della vigila, tanto più avrà la determinazione giusta per portare a casa l’intera posta.

Sardi alla fine davvero rimaneggiati, forse più del previsto; il primo tempo però se ne va con una Roma a tratti prevalente, ma non certo del tutto dominante. Del resto, anche il Cagliari ha avuto la sua occasionissima, con la traversa di Bellanova. Per quanto riguarda i giallorossi, troppi palloni buttato in modo prevedibile in mezzo all’area, affidandosi più che altro a iniziative personali e un Abraham da innescare molto meglio e attraverso automatismi molto più premianti per le sue doti.

Un inizio di ripresa da incubo, un buco incredibile di Vina, tante botte dei cagliaritani, Likogiannis in testa, wrestler mancato. Poi, la Roma comincia a far valere il suo pregio tecnico, sustanziato dal colpo di testa di Ibanez, il cui rimbalzo fa uno a uno.

Poi, il ricamo di Lorenzo. Magnifico. Si lacera sopra il primo palo la tela dell’uomo Cragno. La grande bellezza, in una serata di botte e varie scorrettezze cagliaritane.

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