VERONA-ROMA. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI
Interrogativi vari, compresa la ventilata – da Mourinho – ipotesi di difesa a tre, ma non oggi, pur con l’assenza di Vina, perché Calafiori ha meritato la conferma giovedì scorso, con Ibanez restituto al suo elemento, ossia il ruolo di centrale. Attesa da un uno – due contro il Triveneto riunito (oggi il Verona, giovedì l’Udinese, quindi i friulani della Venezia Giulia) e prima del derby fuori casa, la Roma prosegue a coltivare l’attitudine che sta imparando meglio dal suo condottiero: specchiarsi con oggettività nel riflesso che tiene conto di punti di forza e difetti da correggere, lasciando alla piazza entusiasmi, slogan, botteghini da saccheggiare.
La trequarti di oggi è tanta roba, premesso che lo è sempre, anche con Mkhitaryan; però intriga vedere Zaniolo e Shomurodov ai lati di Pellegrini, vista la potenzialità di soluzioni e “strappi” con gli spazi a disposizione.
Cosa dice il primo tempo? Lo smembriamo in tre parti: l’ultima vede più che altro la preponderanza della tipica manifestazione atmosferica di fine estate, con chicchi di grandine grossi come castagne; la prima parte era stata caratterizzata da una veemenza agonistica prevedibile da parte del Verona, con la Roma a tratti un po’ scollata tra i reparti e ogni tanto seconda sul pallone. In mezzo, il gol magnifico di Lorenzo Pellegrini: Karsdorp in mezzo dal settore destro, il capitano si avventa con la chiara, manifesta intenzione di andare a cercare il colpo di tacco, inaspettato da qualsiasi altro frequentatore dell’area in quell’istante, compagni compresi. Ormai non è più soltanto straordinariamente incisivo e incidente: è indispensabile, lo sanno per primi lui e Mourinho. La prima frazione si chiude con l’ennesima lectio magistralis dell’Accademia dei cinici giallorossi. Detto ciò, un po’ di cose non devono essere piaciute molto a Mourinho, all’inizio. Ed è uno dei sintomi della sua grandezza.
Secondo tempo che non t’aspetti; che non si aspetta nessuno in realtà, tra disattenzioni collegiali in area che consentono a Caprari di prendere il caffè e girare il cucchiaino per lo zucchero prima di battere a rete; una lentezza da Subbuteo nel chiudere gli spazi sulle incursioni scaligere; un gol della domenica, o anche di più, come quello di Faraoni, al quale vanno fatti soltanto i complimenti.
“Qua si parrà la tua nobilitate”: citiamo Dante per dire che, arrivata la prima contrarietà e una sconfitta con parecchie criticità, ora potremo parametrare la maturità del gruppo, la sua capacità di reagire, i tempi che saprà avere nel ritrovarsi.
Sentiremo anche parecchie stupidaggini in settimana, è facile prevederlo. Come se questa squadra e il suo allenatore fino a questo momento non avessero dimostrato nulla.