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TIAGO PINTO “Avevamo tanti giocatori a contratto. Abbiamo fatto quello che era più urgente”

A chiusura del mercato estivo, il DS giallorosso Tiago Pinto ha parlato in conferenza stampa. Queste le sue risposte ai giornalisti:

“La prima volta che ho fatto questa conferenza, a febbraio, era più facile, perché le domande erano inviate (ride, ndr). Credo sia importante anche per me oggi avere l’opportunità di parlare con voi, spiegarvi la strategia e quello che è successo veramente durante il mercato. Prima di tutto volevo ringraziare la proprietà per il lavoro che ha fatto in questi mesi. Quando parlo di ringraziare non è solo per il tema dell’investimento, ma anche per l’aiuto e per la presenza ogni giorno, per la visione che loro hanno. Quando sono arrivato qui si parlava molto di lavoro di squadra, non era solo teoria, ma anche pratica. Abbiamo fatto tutte le cose insieme, anche con l’allenatore, abbiamo condiviso le decisioni che avevamo bisogno di prendere. Per me è così che si può lavorare e fare il meglio per la Roma. A fare più di 40 trattative in due mesi non è solo Tiago Pinto, ma l’ufficio legale, il finanziario, Morgan, Maurizio, che mi hanno aiutato tanto. Oggi, con il calcio così complesso, è molto difficile portare avanti le trattative, ma con l’impegno si può fare e alla fine io sono molto esigente con me stesso. Sono il primo ad arrabbiarmi quando le cose non vanno bene, ma questo è stato il mercato più difficile della storia del calcio e alla fine credo che noi siamo riusciti a fare un buon mercato. Io non dico di aver fatto un grande mercato o di essere un grande direttore sportivo, non è il mio modo, ma alla fine in questo contesto abbiamo portato qui il migliore allenatore del mondo, siamo diventati una squadra più forte, abbiamo trovato molte soluzioni per i calciatori, sicuramente voi parlerete delle cose che non siamo riusciti a fare, ma abbiamo fatto un buon lavoro”.

Vi siete rinforzati in panchina, in porta, in attacco, ma non a centrocampo. Un problema di budget o perché non è stato trovato il profilo giusto?

Quando sono arrivato a Roma tutti mi dicevano che era una piazza difficile. Io credo che questi 8 mesi mi sono serviti per imparare a vivere nella città, nel club e in questa piazza. Oggi mi diverto un po’ perché il mercato si è chiuso ieri, ci sono anche 4-5 finestre di mercato dove si può ancora trovare una soluzione, ma tutte le domande sono sul centrocampista. Oggi lo chef mi ha fatto i complimenti per il lavoro svolto, ma mi ha chiesto quando arrivava il centrocampista. Credo che questa sia un po’ la Roma. Io credo che non sia un tema di budget. Quello che abbiamo investito nel mercato è stato superiore a quello che Dan e Ryan avevano stabilito, ma dopo il mercato è dinamico, dobbiamo capire i momenti e noi abbiamo avuto la voglia di fare qualcosa per accelerare il processo di ricostruzione della Roma. Non si tratta di budget. Sapete tutti che avevamo un interesse per Xhaka, ma non è stata portata avanti la trattativa, sono successe altre cose sul mercato e come ho detto il mercato è dinamico e noi abbiamo avuto la voglia di fare quello che era più urgente per la squadra e lo abbiamo fatto. Non voglio trovare giustificazioni per il mio lavoro, ma non possiamo dimenticare l’eredità che avevamo. Quando è iniziata la stagione avevamo più di 60 calciatori a contratto e questo non è facile da gestire. Chiaro che tutti guardano cosa manca, mancano tante cose, ma alla fine dobbiamo avere equilibrio. Abbiamo fatto quello che ci sembrava più giusto per diventare la squadra più forte.

La Roma è il club che ha speso di più sul mercato, altre squadre hanno perso i loro giocatori più forti. Potete lottare per lo scudetto? Non arrivare in Champions League sarebbe un fallimento?

La mia visione non è lo scudetto, la mia visione è ogni giorno lavorare per rendere vicina la distanza tra la Roma e il successo. Il tempo non è una scusa per non vincere, noi vogliamo vincere, a partire da Sassuolo. Abbiamo l’allenatore più forte del mondo, una squadra più forte dell’anno scorso, abbiamo fatto tanti cambiamenti nella struttura vicina alla squadra e questo ci avvicina al successo, ma siamo a settembre. Dobbiamo pensare a vincere tutte le partite, poi a fine stagione vedremo dove saremo. Chiaramente la Champions è il nostro obiettivo.

Che rapporto ha con Mourinho? E’ stato uno stimolo o un peso per lei?

Io sono molto orgoglioso di essere riuscito a portare Mourinho qui. Io sono portoghese, da quando sono bambino Mourinho è un punto di riferimento per noi, ha una dimensione un po’ stratosferica. Possiamo anche non essere d’accordo, ma approfitto ogni giorno per imparare da lui. Ha vinto tutto, non sento questa pressione di cui parlate. Siamo riusciti a lavorare insieme ogni giorno, abbiamo valutato la rosa insieme, sappiamo cosa possiamo e non possiamo fare. Se io guardo la panchina della Roma, non è solo lui a dire che manca esperienza, guardando Darboe, Calafiori, ma io sono contento di lavorare con lui ogni giorno.

Come siete arrivati dall’obiettivo Xhaka a non prendere nessun centrocampista?

Credo di aver già risposto a Xhaka, il mercato è dinamico, sono successe cose per le quali avevamo bisogno di dare una risposta. C’era sempre un legame tra l’entrata e l’uscita dei calciatori. Abbiamo 5-6 centrocampisti, con l’andamento del mercato abbiamo deciso di non prendere nessuno. La Roma ha il centrocampista con più gol, Veretout, Cristante è campione d’Europa, Villar è stato titolare in tutte le partite under 21 della Nazionale, ci sono anche Diawara, Darboe, ma dobbiamo anche bilanciare le cose. Pensate che il successo sportivo sia concentrato sul mercato, è finito ieri e già chiedete di gennaio. A gennaio saremo qui a valutare, a capire, ma non c’è solo questo, non posso saltare da settembre a gennaio. Siamo qui per sviluppare i calciatori, aiutare l’allenatore e andare avanti.

Mantenere il pugno duro con gli esuberi è una nuova strategia della società?

Io prima di essere direttore sportivo sono tifoso di calcio, alla fine il mio lavoro è anche rispettare il calciatore e la decisione, ma devo essere onesto, non è facile per me trovare offerte che considero importanti o che non danneggino i contratti. Domenica prima della partita contro la Salernitana ho detto che è stata una scelta molto difficile sapere che era impossibile gestire tutti i calciatori che avevamo a contratto. Abbiamo fatto questa scelta per ridurre il gruppo e dare la possibilità alla squadra di essere compatta, unita e disposta a lottare fino all’ultimo secondo. Questo è inattaccabile, dopo io sono qui per prendermi la responsabilità. Ringrazio molto i calciatori e i procurati, il 95% di loro ha fatto uno sforzo per trovare una soluzione. Alla fine siamo tutti essere umani liberi, prendiamo decisioni e affrontiamo le conseguenze. Non voglio fare nomi, ma molti hanno davvero fatto uno sforzo per dire “Capisco, lascio qualcosa, vado altrove dove non pensavo sarei andato”, questi sono i calciatori che ricorderò sempre.

Pensa sia rischioso aver dato giocatori come Dzeko, Florenzi e Pedro alle dirette concorrenti?

Qualsiasi decisione è un rischio. Questi tre calciatori hanno situazioni diverse, ma quando un calciatore non vuole giocare nella Roma, vuole andare via e giocare altrove per me questo è importante. Stiamo costruendo un nuovo progetto, dove i calciatori devono morire per la squadra. Se guardiamo cosa è successo nel mercato, la Roma non ha fatto niente di diverso, forse abbiamo comunicato peggio. Sbaglio io forse, che voglio sempre dire la verità.

Che voto da al suo mercato?

Se consideriamo che tante persone credevano che io non facevo il mercato, potrebbe essere un otto. Se consideriamo che è il mercato più difficile del calcio, forse anche di più. Ma c’è sempre margine per migliorare e imparare, direi forse 7.5.

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