ROMA-SASSUOLO. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Quando vinci le partite che potresti perdere, vuol dire che sei sulla strada giusta.
Una gara che racconta perfettamente la necessità di Mourinho in una realtà che vuole tornare a sognare.
Il volersi andare a prendere la vittoria anche lasciando campo agli avversari; i quattro attaccanti più un trequartista come ai tempi dell’Inter, quando tante volte quel coraggio premiava la scelta con goal decisivi negli ultimi secondi.
L’allenatore portoghese punta ancora sui “titolarissimi”: niente Calafiori, ma Viña appena rientrato dal Sudamerica. Anche perché davanti c’è un brutto cliente come Berardi. La gara la sblocca il sempre prezioso Cristante su una fantastica intuizione di capitan Pellegrini. Schema – su calcio da fermo guadagnato da Abraham – che rompe un match scorbutico.
Il pareggio a inizio ripresa arriva non del tutto inaspettato e dà il “La” a una mezz’ora sensazionale. Pellegrini prende per mano la squadra e inizia a cercare la rete con giocate esaltanti. Egoista nell’occasione in cui calcia con la porta coperta non servendo Abraham; sfortunato quando si incunea tra gli avversari e spara alto di pochissimo. Appena diventerà anche più freddo sotto porta, farà un ulteriore importante miglioramento.
Abbiamo un portiere: non solo non temiamo più che ogni tiro nello specchio si trasformi in goal ma, addirittura, Rui Patricio sta portando punti. Due miracoli – per me soprattutto quello su Boga – tengono la Roma a galla nel momento più difficile.
I cambi si possono fare anche prima dell’85’: chi lo avrebbe mai detto. Ecco che vanno fuori Veretout sottotono, prima Mkhitaryan che dà solo un gran pallone a Pellegrini, Zaniolo stremato. Si rischia sì, ma con cognizione e con l’indispensabile dose di fortuna che serve in ogni contesto della vita, figuriamoci nel calcio.
Shomurodov: come si muove magnificamente questo ragazzo? È suo – dopo spunti e occasioni – il controllo che accomoda il pallone per il destro a giro di El Shaarawy: boato dell’Olimpico tra i primi dieci personali degli ultimi trentuno anni.
Poi, la storia della Roma: il ragazzo cresciuto nelle giovanili che, al 93′, trova il goal dell’anno, gelando tutti. Incredibilmente, però, è fuorigioco.
C’è ancora tempo perché Cristante e Mancini, nel recupero, quasi aggrediscano uno spaesato Reynolds: potentissima immagine di furore agonistico che deve sempre pervadere gli uomini al servizio di Mourinho.