SALERNITANA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Come rendere agevole una trasferta insidiosa? Ce lo insegna José Mourinho.
Che per la quarta partita consecutiva cambia solo dove costretto; che infonde serenità ai suoi, bloccati nei primi 45′ dal classico e comprensibile “catenaccio” degli uomini di Castori; che sceglie – a differenza di quanto avrei fatto io – Carles Peres per sostituire Zaniolo, avendo ovviamente ragione.
Perché vincono sì i giocatori, ma il direttore d’orchestra sa toccare perfettamente le corde giuste, sia tecniche che comunicative.
E allora è più facile che Carles Peres, da bello che non balla nel precedente biennio, si trasformi in ala utilissima alla causa; che Karsdorp, all’80’ e alla quarta consecutiva, abbia ancora forza di recuperare palla a ridosso dell’area avversaria; che Veretout s’inserisca e giochi come forse mai in carriera.
Poi c’è Pellegrini, il capitano: goal che apre la partita, prima; rete splendida che suggella il risultato, in chiusura. In mezzo, tanta presenza.
Presenza che è uno dei marchi di fabbrica di Abraham: perché il numero 9 è fisico, ma basta vedere il tocco in occasione del 2-0 e la botta per il suo primo goal giallorosso, per capire che c’è anche tanta qualità nel
Bomber voluto con forza da Mourinho.
Mi piace l’affidabilità uruguagia di Viña; il lavoro oscuro di Cristante; l’aggressività di Mancini; il fatto che Rui Patricio si sia dovuto spaventare solo sullo 0-2 e senza nemmeno doversi sporcare i guanti.
Le soste per le nazionali non mi fanno mai piacere: quando la Roma funziona, ancora meno. Dopo anni di tristezza, possiamo dire sia tornata la speranza di poter vivere una stagione non da puri comprimari.