SALERNITANA-ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI
Serata calda all’Arechi, per il ritorno della Serie A in casa e per il nome della prima grande che fa visita alla Salernitana.
Un primo dato, da celebrare: mille biglietti erano a disposizione per questa trasferta, mille romanisti sono partiti. Cuore e fiducia, oltre al ritorno a consolidate abitudini, suffragate dal demiurgo dell’autostima contagiosa, José Mourinho da Setubal.
Le parole di Thiago Pinto, qualche minuto prima della gara, sono una ratifica sulla qualità del lavoro del tecnico e del suo staff per quanto riguarda l’opera compiuta da Mourinho circa nel rinsaldare il gruppo, nel compattarlo e nel motivarlo.
C’è Carles Perez in luogo di Zaniolo, come ampiamente annunciato: nessuna nuova, buona nuova visti i risultati conseguiti. L’obiettivo è arrivare alla sosta con tutte vittorie nel paniere, indipendentemente dalla competizione.
È una Roma che non chiede l’aperitivo: cerca subito il piatto forte; la Salernitana diventa subito Salerni – tana, nel senso che si rifugia subito nel proprio guscio, perché Pellegrini e compagni è lì dentro che la ricacciano. Il fatto è che poi i granata campani ci si trovano bene e, a fronte di un’occupazione sistematica della metà campo avversaria, la Roma non crea poi tutti questi pericoli.
È così che se va il primo tempo.
Ci vuole Shomurodov? La sensazione è che questa partita la Roma la possa sbloccare più palla a terra che continuando a crossare verso il centro dell’area.
Poi? Poi, quando ricomincia il secondo tempo la Roma è “tanta”, cicciotta e più saporita di prima, palla a terra: Pellegrini – Veretout in sei minuti, con la seconda segnatura che è una delizia di coralità: caramella di Abraham spalle alla porta in appoggio, sfogliatella di Mkhitaryan in rifinitura, pastìccino di del francese rasoterra con la punta dello scarpino.
Il tre a zero è un interno destro di bellezza e pulizia rinascimentali da parte di Tammy Abraham, michelangiolesco nella postura.
Il poker di Lorenzo Pellegrini è la cartolina di un giocatore in fiducia totale: sui propri mezzi, sulla propria crescita.
La Salernitana, col senno di poi, è durata pure troppo.