A PRIMA VISTACOPPE EUROPEETOP

ROMA-TRABZONSPOR. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Dopo averla riabbracciata, per come può nei numeri consentiti, l’Olimpico ora comincia ad avvolgere la Roma: un po’ perché serve per eliminare il Trabzonspor e cominciare la fase post – play off della Conference e molto perché c’è voglia di stadio, di clamore, del fuoco di un afflato rivissuto in presenza, sul quale Mourinho soffia strategicamente il vento dell’entusiasmo, a colpi di dichiarazioni e investiture responsabilizzanti, come quella usata senza mezzi termini per Lorenzo Pellegrini.

Serata che è doveroso condurre in porto, al tempo stesso non facile né scontata, vuoi per il risultato aperto, per le nuove regole sul valore del gol in trasferta, per le insidie che presenta il rodaggio in corso nell’ultima decade agostana.

Primo tempo intenso e avversario forse più efficace che all’andata, con Cornelius costretto a uscire per una botta alla spalla in caduta. Roma che lascia l’impostazione nel primo terzo di campo e serra le linee, aspettando falle nel giro palla dei turchi. Si vede una squadra, nell’undici di Mourinho, soprattutto per la coralità della manovra e, elemento di cui non avevamo più memoria, per la reattività con cui in tanti vanno a difendere un compagno, davanti all’arbitro o davanti a un avversario. Qualcuno lo fa in modo più appariscente, vedi Abraham o Zaniolo, qualche altro in maniera meno evidente ma sempre di sostanza, come Cristante, che firma il vantaggio con una conclusione tanto cercata quanto perentoria e precisa.

La Roma affronta il secondo tempo con una soglia di impegno, anche intenso, che non sconfina mai nella sofferenza: merito di un Ibanez quanto mai concentrato e pulito nelle scivolate; di un Karsdorp preciso in appoggio e continuo nella corsa; di un Vina in crescendo di efficacia; del moto perpetuo di Veretout; di Pellegrini oggi tuttocampista; di Zaniolo, infine, che quando infila quel corridoio non mette a segno un raddoppio soltanto e non si limita a esultare: fa brillare negli occhi di ogni romanista la luce dell’uscita dal tunnel. Sono lacrime di gioia e leggerezza, quella che lui evidenzia nella corsa.

Il terzo, poco dopo essere entrato, lo mette a segno El Shaarawy: ricomincia anche la sua Roma, la segnatura è un compendio del suo campionario.

Il finale lo riserviamo al fotogramma per noi più bello dell’intera gara: il voto plastico è spettacolare per la reattività di Rui Patricio, in apertura di secondo tempo, sul colpo di testa che Vitor Hugo indirizza verso l’angolino basso alla sinistra del guardiano del faro: lo abbiamo soprannominato così, il copyright è nostro.

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