Una Roma da rifare
(IL TEMPO) I cocci da raccogliere. E un umore che più a terra non si può. La stagione della Roma si è sostanzialmente chiusa sotto i colpi del Manchester United, dopo aver accarezzato per un tempo intero la concreta possibilità di giocarsi la finale di Europa League. Come un brusco risveglio da un sogno, il 5-0 rifilato dagli inglesi ai giallorossi in 45 minuti per chiudere sul 6-2, rappresenta il punto di non ritorno per Fonseca e per gran parte di questa Roma.
Il volo di rientro da Manchester è stato lungo e cupo, il tecnico portoghese, uscito in serata da Trigoria accompagnato dal suo agente, non si capacita della dinamica della partita e sa di essere ormai spacciato. Resta da difendere il malinconico settimo posto dalla rimonta del Sassuolo per giocare almeno la terza coppa continentale al via nella prossima stagione, poi inizierà l’ennesima rivoluzione giallorossa. Sarri, il favorito, o chi per lui sarà il decimo allenatore in altrettanti anni a sedersi sulla panchina più difficile d’Italia (parla la storia), una valanga di giocatori sono sul mercato, altri saranno tentati da club con maggiori ambizioni, qualcuno bisognerà necessariamente comprarlo per provare a tornare in Champions.
I Friedkin hanno deciso da tempo di cambiare allenatore. Prima di comprare la società sono andati a conoscere Rangnick, a ottobre scorso parlavano con Allegri nell’appuntamento organizzato da Fienga, hanno pensato a Nagelsmann e nelle ultime settimane, dopo un nuovo round saltato a fine marzo con Allegri, sembrano orientati a prendere Sarri, il cui agente è in stretto contatto con Tiago Pinto: ieri nuova chiamata. Il toscano, allettato dalla proposta romanista, deve però liberarsi dal contratto con la Juve e il tira e molla sulla penale da 2.5 milioni che i bianconeri devono pagargli per annullare il rinnovo di un altro anno di contratto, rischia di andare per le lunghe. E poi c’è il Tottenham che ha inserito Sarri in una short list di candidati. Insomma è una concreta possibilità, ma ancora da finalizzare.
Intanto i Friedkin preparano un nuovo aumento di capitale da almeno 150 milioni di euro che andrà a coprire un’altra maxi-perdita nel bilancio d’esercizio e continuano a iniettare soldi nel club per far fronte alle spese:ad aprile altro finanziamento soci da 10.5 milioni, a cui si aggiunge un prestito bancario da 6 milioni. A marzo l’indebitamento netto del club è salito a 265.5 milioni. Insomma la Roma costa e «brucia» soldi. Se arriva settima, ne vale la pena?