A PRIMA VISTATOP

INTER-ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Se la Serie A giocasse sempre di mercoledì, stando agli ultimi nove precedenti, la Roma sarebbe prima in classifica. Curiosità e divagazioni, in una serata che ha l’ufficialità del campionato e più di un contenuto assimilabile a quelli di un’amichevole. Certamente per l’Inter, non soltanto in quanto già Campione d’Italia ma anche e forse ora soprattutto per le sforbiciate che Zhang pretenderebbe di dare alle mensilità di stipendio. Anche per la Roma, pensano in molti, la serata e l’impegni presentano note di rilassatezza. Anche se…anche se. Il fatto è semplice, quantomeno come proiezione eventuale: l’Europa League ancora non è fuggita del tutto, quanto a possibilità di classifica e incroci che si possono rivelare sorprendenti. Ma questo discorso lo aggiorneremo in tempo reale al termine dei novanta minuti contro i nerazzurri. 

Se vogliamo, la cosa più intrigante, in partenza, è il “nome” della partita, perché Inter – Roma rimanda direttamente al cognome di Mourinho; come se poi ci fosse bisogno del calendario per evocarne la presenza prima ancora che si manifesti: gelati, murales, citazioni calcisticamente dotte o slogan passati alla storia; la città è già piena di lui, non soltanto sulla sponda giallorossa, a onor del vero. 
Come è disposta la Roma? Il modulo sembra oscillare tra un 4 – 1 – 4 – 1 e un 4 – 2 – 3 – 1. Dipende ovviamente dalle situazioni di gioco. 
Poca Roma, tutto sommato, per essere quella delle due che doveva apparire motivata per un residuo di obiettivi, pur se l’avversario si chiama comunque Inter, al netto delle ubriacature e dei malumori stipendiali. 

L’unico, tra i giallorossi, che provi a tracciare il solco che nessuno poi percorre è Mkhitaryan; forse per questo prima della mezz’ora si mette in proprio e, con la rifinitura di Dzeko, piazza il tracciante che dimezza lo svantaggio.
Ma prima cos’era accaduto?

Si direbbe tutto e il contrario di tutto, al termine del primo tempo: un’Inter distratta all’inizio, una Roma subito dopo talmente remissiva da consegnarsi ai nerazzurri che con un paio di accelerazioni trovano il doppio vantaggio. Ci si poteva attendere un’Inter rilassata; non certo una Roma così lenta e statica da apparire rinunciataria, quando aggredita. Questo, in sintesi. 

Secondo tempo: meriti ed episodi, per la Roma; buoni venti minuti corsi e rincorsi a meritare il due a due, soprattutto con una girata di Dzeko che batte sotto l’incrocio e un inserimento di Cristante che finisce a lato. 

L’Inter ha tutto il tempo, però, di uscire dalla partita e di rientrarci, di ridiventare cattiva con l’ingresso turbo di Hakimi, di litigare (Conte – Lautaro), di realizzare il tre a uno con Lukaku messo da Hakimi in condizione di realizzare anche bendato. 

Ora il derby, almeno e soltanto quello. 

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