DIVAGAZIONI ROMANISTE…Alla ricerca della personalità
Di Franco BOVAIO – Le voci di mercato parlano di una Roma alla ricerca di giocatori di grande personalità. Perché così li vuole Mourinho. Forti tecnicamente e fisicamente, certo, ma anche carismatici e di grande impatto emotivo sulla gara. Un po’ a sua immagine e somiglianza, potremmo dire. E non è un caso che il mister portoghese, probabilmente dopo aver studiato la rosa attuale e aver parlato con il suo connazionale e predecessore Fonseca, abbia chiesto uomini con queste caratteristiche. Perché la personalità è proprio la dote che è mancata alla Roma di quest’anno, che in campo ha pagato spesso l’assenza di uno o più leader carismatici in grado di prenderla per mano per aiutarla ad uscire dai momenti in cui si è trovata in difficoltà. Anche se, pur nella rosa attuale, qualcuno grintoso e determinato c’è. Pensiamo a Mancini e Karsdorp, ad esempio, oppure a Veretout e Cristante, che secondo noi sono adattissimi per il gioco di Mourinho. Ma tutti loro alla grinta caratteriale non uniscono il carisma, che è la dote che trasforma un calciatore in un leader. E il carisma o ce l’hai o non lo compri. Per questo si fanno i nomi dello svizzero di origini kosovare Xhaka (non ditegli che ha origini albanesi, altrimenti si arrabbia) o di Belotti. Due che hanno dovuto spesso trascinare le rispettive squadre fuori da situazioni complicate caricandosele sulle spalle. E per le stesse doti carismatiche, oltre che per l’affetto che lo lega alla Roma, nella rosa di Mourinho ci starebbe bene anche Strootman. Non come primo titolare, ovviamente, ma come rincalzo di lusso di quel reparto di centrocampo del quale conosce ogni segreto, come ha dimostrato nei suoi cinque mesi al Genoa. E poi lui sa anche tutto della Roma e per questo potrebbe diventare uno di quei leader silenziosi che in uno spogliatoi servono tantissimo, anche perché trasmettono agli altri il senso di appartenenza e il rispetto per la maglia che indossano. Già con questi tre uomini, secondo noi, la Roma ritroverebbe d’incanto la personalità perduta. E farebbe immediatamente quel salto di qualità che quest’anno non è mai riuscita a fare proprio per questo suo deficit, che l’ha portata a perdere posizioni su posizioni nel girone di ritorno. Fino a strappare miracolosamente la qualificazione a quella Conference League che, a nostro modesto parere, dovrebbe essere il primo obiettivo della prossima stagione. Per ricominciare a sollevare al cielo un trofeo importante e tornare ad abituarsi, così, al sapore della vittoria. Che Mourinho conosce bene, ma la Roma ormai non più.