ROMA-AJAX. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI
Non, anzi nUn lo nominate invano Tranquillo; perché Tranquillo di cognome non potrebbe mai fare Romanista, quindi non c’è pericolo che alcun tifoso si possa sentire suo omonimo con la minuscola.
Divagazioni sul tema, quasi per non nominare quello che stasera c’è in ballo: ballando coi lupi, s’intende, pur nel catino vuoto. Con l’eco delle incitazioni fra compagni, con l’idea di ciò che sarebbe potuto essere con gli spalti riempiti dal popolo della Roma.
Sull’erba lustra di poggia sappiamo, prima che Pellegrini e compagni scendano in campo, che l’atteggiamento migliore che possano avere è quello in base al quale la partita di stasera ricomincia “semplicemente” da zero a zero, sgombrando la mente dai ragionamenti circa il vantaggio accumulato all’andata. Per motivo opposti e speculari, anche gli uomini di Ten Hag pensano la stessa cosa.
Primo tempo che la Roma attraversa veleggiando su una occupazione degli spazi molto simile a quella messa in atto contro lo Shakhtar, con il preventivato possesso palla dalle percentuali ragguardevoli messo in atto dall’Ajax. Un dato appare incontrovertibile: i rischi che i giallorossi corrono nella prima frazione di gioco sono sostanzialmente auto prodotti, se contiamo qualche pallone perso e soprattutto qualche appoggio improvvido di Pau Lopez nel far ripartire l’azione dal basso. Potremmo dire che nella seconda parte del primo tempo i Lancieri oltre a mantenere il pallino della (non pericolosa) manovra, puntano molto di più sul fraseggio palla a terra, Tadić in testa.
Gran lavoro di Dzeko nel catalizzare il pallone sulla trequarti, rilanciandolo a orologeria per gli inserimenti, a turno, di Pellegrini, Veretout e di un Mkhitaryan al sessanta per cento.
Secondo tempo vietato ai cardiopatici, ma anche agli ansiosi. L’ingresso di Brobbey per l’Ajax vuol dire sostanza, pericolosità e…vantaggio. Rivedibile, forse, l’uscita di Pau Lopez. Ajax ora in fiducia, Roma che attraversa una lunga fase di incertezza e fibrillazione emotiva. Fino alla percussione sul lato sinistro di Riccardo Calafiori, che dopo un doppio dribbling fa arrivare a Edin Dzeko, dopo il rimpallo su Gravenberch, il pallone dell’uno a uno. Poco dopo, il flessore di Calafiori ferma il ragazzo, che resta un protagonista della serata.
Linea difensiva tutta ammonita, nel frattempo, dal mancuniano Taylor, con Mancini che era in diffida. A pensar male…
Detto ciò, con tutta la sofferenza del mondo, si va in semifinale.
L’Italia del calcio, in Europa, si chiama Roma.