A PRIMA VISTACOPPE EUROPEETOP

AJAX-ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Cosa ha brillato, ammesso che si possa usare questo verbo, alla vigilia? Forse soltanto il carisma da giovane leader di Gianluca Mancini: per come ha parlato, per come ha preso di petto il momento della Roma e le sue residue ambizioni stagionali, tutte o quasi ormai convogliate verso l’Europa League.

Un po’ poco ma al tempo stesso un apprezzabile sforzo di autostima; fa il paio con i contenuti propositivi (più del piglio esibito in conferenza) evidenziati da Paulo Fonseca in conferenza stampa.

Ancora una volta, per il tecnico lusitano i rientri, su tutti quello di Jordan Veretout, non bilanciano le defezioni: ormai cronicizzata l’assenza di Smalling, non recuperato Mkhitaryan, pesa l’uscita di scena di un Karsdorp divenuto nel frattempo onnipresente. Ci sarebbero da contare poi El Shaarawy (mai tornato del tutto, finora), Kumbulla lungodegente o quasi, ovviamente Zaniolo sulle cui tabelle non è il caso di arrovellarsi, anche perché lo stanno facendo già in troppi.

Fonseca sceglie Diawara come scudiero di Veretout; per il resto, Roma annunciata e diremmo obbligata.

Ajax fluido, come ci si aspettava, nel palleggio; Roma saggiamente attendista, ben disposta in campo; in realtà anche un pochino più pericolosa dei Lancieri, complessivamente e via via sistemata in modo sempre più equilibrato. Dzeko più brillante e affamato; Veretout subito nel vivo; Spinazzola fonte di gioco sul suo lato. Peccato che proprio l’ex atalantino debba alzare bandiera bianca a causa di un infortunio muscolare. Aperta parentesi: questo problema è eterno, a Trigoria?

Perché una Roma più che decente chiude in svantaggio il primo tempo? Perché, soprattutto in Europa, non si può gestire un pallone in modo delittuoso come fa Diawara regalando a Klaassen venti metri di progressione fino al gol.

Il pareggio, dopo dodici rocamboleschi minuti nel corso della ripresa, la Roma lo trova con una punizione battuta da Pellegrini ma segnata da…Scherpen: il portierino lungo lungo se la schiaffeggia dentro, letteralmente. In mezzo, il rigore parato da Pau Lopez a Tadić che batte con sufficienza. Rigore per un’altra leggerezza, stavolta di Ibanez.

I guanti di Pau Lopez alla fine proteggono un pareggino tanto potenzialmente prezioso e un gol certamente prezioso in trasferta, che all’Olimpico può diventare oro.

Autostima, parola chiave. Poi, speriamo nel maggior numero possibile di recuperi e in zero – zero – disattenzioni giovedì prossimo all’Olimpico.

Ma arriva il pallone sul petto di Ibanez quando stiamo per consegnare la nostra sintesi e…goooooooooooooooooooool!

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