ROMA-SHAKHTAR. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Dopo tante serate amare, la Roma di Fonseca regala finalmente una gioia ai suoi tifosi in una partita di primo piano. Uno dei migliori match, se non il migliore, nel biennio quasi completo del portoghese.
L’allenatore della Roma sceglie ancora Cristante in difesa: chissà se solo per il desiderio di una prima regia da dietro o, anche, per le sempre precarie condizioni di Smalling, alle prese con un nuovo infortunio occorsogli nell’allenamento odierno.
Fatto che sta che oltre a cavarsela difensivamente, l’ex Atalanta sgrava Diawara – insieme al sempre ottimo Villar – dai compiti di regia: il risultato è che funzionano al meglio tutti e tre.
Così come gira alla grandissima Lorenzo Pellegrini, di cui non mi sorprende nulla e sul quale non serva aggiunga troppo.
Spinazzola ha dal suo lato la catena Dodo-Tete ma riesce, sempre con qualche eccesso di difficoltà nella precisione, a essere un pensiero costante per gli avversari.
Situazione un po’ diversa dall’altra parte, dove Karsdorp è paradossalmente più bravo nel contenere che nello spingere: non trovo sinceramente particolari benefici nella scelta della Roma di prolungare fino al 2025 il contratto del terzino olandese.
Benino Pedro, che serve con qualità Pellegrini per il goal del vantaggio, mandando nella ripresa a quel paese Fonseca, prima di una sorta di chiarimento tra i due: il portoghese, sempre censorio in queste circostanze, sostituisce subito il numero 11. Speriamo, almeno stavolta, si evitino punizioni eterne in stile-Dzeko.
Il cambio è però decisivo, perché El Shaarawy si libera della ruggine per supportare, con classe, la voglia che dimostra di avere da quando è tornato.
Con il suo ingresso cambia proprio il match, che aveva visto lo Shakhtar cercare il pareggio e trovare finalmente, come nel primo tempo, un Pau Lopez pronto.
Il Faraone si divora un assist di Pellegrini, poi trasforma in oro un passaggio di Mayoral, per il 2-0 che fa esultare tutti, rischiando poi anche di trovare il 3-0.
I giornali gli dedicano giustamente una copertina che avrebbe potuto condividere con Mancini, in campo stringendo i denti fino all’ultimo, in tempo anche per indirizzare il discorso qualificazione con l’ormai solito colpo di testa.
Indirizzare, non decidere: c’è una gara di ritorno che non merita sottovalutazioni. Anche perché – non ce ne voglia la squadra di Fonseca – prima di cancellare timori per tracolli e blackout ne serviranno tante altre di serate così.