ROMA-MILAN. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Ancora punti persi, sempre più pesanti, con una delle principali squadre del campionato. L’incidenza arbitrale sul risultato non supera il 20%: limitarsi a parlare di Guida e Irrati, con un contesto che si ripropone ciclicamente, significa non voler vedere quelle che sono le croniche difficoltà della Roma.
I tifosi sognano giustamente l’ingresso in Champions League: personalmente ho il terrore di poter affrontare una gara di quel livello approcciando come i primi 15’ di ieri. Semplicemente imbarazzanti e non accettabili per una squadra che, appunto, ambisce alla principale competizione internazionale per club.
Fosse un episodio potremmo soprassedere, ma basta vedere i minuti dei marcatori dei match contro Juventus, Lazio e Milan all’andata – solo per citarne alcune – per vedere come ci si possa rimettere l’orologio sugli inizi shock della Roma in certe gare.
Manca personalità, verissimo: uno dei pochi che ce l’ha si chiama Edin Dzeko e ha pagato questa sua attitudine, finendo a fare la riserva – con tutto il rispetto – del giovane Borja Mayoral (non pervenuto), infortunandosi in un match nel quale non avrebbe dovuto giocare per esser pronto contro il Milan.
Situazione portiere. Pau Lopez aveva già tentato varie volte – vedi anche alla voce Roma-Inter – di fare assist agli avversari. Livello di colpa? Pari quasi allo 0. Perché la responsabilità principale e di chi pretende che faccia il “regista”: ritorna sempre la follia di questo gioco dal basso che continua a costarci punti, espulsioni, rigori contro.
Sugli altri singoli, cosa dire? Che Cristante ormai passa le stagioni fuori ruolo, che Fazio già a Benevento si era mostrato molto più in difficoltà del subentrato Jesus, che Spinazzola unisce assist e confusione, che Mkhitaryan canta e porta la croce, che Veretout prima o poi si stancherà di correre da solo, che Pedro si sta “iturbizzando”.
Una parola, a parte, su Pellegrini: se vi aspettate la leadership di Falcao o la genialità di Totti, fate bene a criticarlo anche nelle partite – e non è il caso di ieri – in cui non meriterebbe di essere contestato.
I numeri sulla Roma con le grandi li conosciamo a memoria e ora ne parla finalmente anche Fonseca: possiamo solo auspicare che ne prenda atto, attuando scelte che permettano alla squadra di imparare a coprire le proprie mancanze anziché farle esaltare da avversari forti. Non è (sarebbe) mai troppo tardi.